La dolcezza delle dissonanze
A Bologna il Mahler metafisico della Nona Sinfonia, diretta da Harding
Recensione
classica
È un Mahler che corre verso il limite ultimo dell’oggetto sinfonico, in cerca del suo stesso superamento. Un Mahler che all’alba del secolo nuovo ne segna il destino. Incrocio d’estetiche decadentiste e già postmoderne, la sua ultima sinfonia apre con un funambolico vortice di quintessenze mahleriane e chiude con il più rarefatto dei pianissimo, quasi il saluto al mondo d’un animo metafisico.
Daniel Harding è fluido nel gesto, riuscendo a dare a questo particolarissimo affastellarsi di idee e forme che è la Nona Sinfonia un senso palpabilissimo di continuità, d’unità d’insieme, di progetto compiuto.
La Swedish Radio Symphony Orchestra lo segue con commovente calore collettivo, e qualche imprecisione del tutto trascurabile di fronte a una tal resa sonora.
Si va allora dal torrente zigzagante di un primo movimento che scandaglia l’intero mare delle emozioni musicali al passo marziale del secondo movimento – scelta razionalistica di Daniel Harding che al “po’ goffo e molto rude” sostituisce un fumettistico ed efficace sobbalzar di ritmi –, fino a giungere a quel quarto movimento in cui il confine tra suono e raccoglimento meditativo scompare nell’ascoltatore.
Ma su tutto trionfa la più amabile cantabilità: lo stridere delle dissonanze diventa ad ogni suo culmine il rilancio di un nuovo respiro tematico, dolce e trascinante. Fino all’ultimo silenzio, perduti in sé stessi e nella musica, senza sapere se è l’ultimo.
Il lungo e incondizionato applauso ci riporta tutti alla nostra prosaica realtà.
Orchestra: Swedish Radio Symphony Orchestra
Direttore: Daniel Harding
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