Krakauer, sogni e preghiere
Un programma di ispirazione ebraica alla Chigiana
Recensione
classica
La tradizionale articolazione della programmazione estiva dell'Accademia Chigiana, distinta fra una Settimana come grande vetrina e il prosieguo dei concerti di docenti e allievi per tutta l'estate o quasi, è stata profondamente rivisitata dal nuovo direttore artistico Nicola Sani, non senza che una particolare concentrazione di eventi nei giorni appena trascorsi evochi comunque la Settimana che fu. Tra questi, il concerto di sabato scorso al Teatro dei Rozzi, con l'Orchestra della Toscana diretta da Jonathan Stockhammer e la partecipazione del grande clarinettista klezmer David Krakauer, ci ha convinto per il concetto ispiratore del programma, la rilevanza dell'ispirazione ebraica nella musica colta del passato e del presente, e per un'importante prima esecuzione italiana di Osvaldo Golijov (La Plata, 1960), compositore di vena estrosamente neoromantica la cui produzione è ancora poco conosciuta in Italia. E così, la Sinfonia per archi n. 6 del giovanissimo Mendelssohn e il Concerto grosso n. 2 per orchestra e quartetto d'archi di Ernest Bloch, in cui convivono l'estetica neoclassica ed un lirismo profondo e struggente, facevano da preludio al pezzo di Golijov, “The dreams and prayers of Isaac the Blind” per clarinetto e orchestra d'archi, ispirato alla figura di un cabalista provenzale del XIII secolo. Pezzo costruito sulla straordinaria personalità musicale di Krakauer, che ci ha letteralmente abbagliato tanto con le aggressive impennate virtuosistiche tipiche del clarinetto klezmer quanto con le lente e ornate volute melodiche ispirate alla tradizione ebraica dell'Europa dell'Est, con qualche ben riuscito intreccio solistico con il primo violino dell'Orchestra della Toscana, Andrea Tacchi. Successo ottimo.
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