Ironica Lady Macbeth

Antonio Pappano guida la Royal Opera House in un eccezionale tour-de-force, in cui domina la Katarina Ismailova di Katarina Dalayman

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
Dmitrij Sostakovic
01 Aprile 2004
"Lady Macbeth di Mzensk" è finalmente entrata nel repertorio della Royal Opera House. Covent Garden aveva messo in scena la versione 'puritanizzata' "Katerina Ismailova" nel 1963, lo stesso anno in cui il lavoro, in questa forma più accettabile, era stato re-introdotto ufficialmente nel repertorio sovietico. Londra aveva già sperimentato l'originale in tutta la sua brutalità nel 1936, in una versione in inglese che probabilmente addolciva i toni erotici e volgari del libretto, prima che la reazione stalinista segnasse il destino del lavoro (definito sulla Pravda come 'chaos invece che musica') e del suo autore. Ma in questa nuova produzione la decisione di trasferire l'azione negli anni Cinquanta indebolisce la critica sociale presente nell'originale, pur fornendo moltissime opportunità per l'uso di bourgeois-kitsch nel design di John McFarlane e nei costumi di Nicky Gillibrand. Lo stile registico di Richard Jones, che fa dell'ironia uno strumento principale, sembrerebbe perfetto per questo lavoro, ma solo a tratti si erge all'altezza di Sostakovic. Jones sembra parlare ad un publico strettamente inglese, e cerca la risata facile, ma l'impatto drammatico del lavoro è comunque fortissimo grazie ai protagonisti: Katarina Dalayman è imponente nel ruolo principale, il Sergey di Christopher Ventris proietta una sensualità affamata e pericolosa, mentre John Tomlinson crea una caratterizzazione indimenticabile nel ruolo di Boris. Tutta la compagnia si rivela all'altezza di questo tour-de-force, con Gwynne Howell, Roderick Earle e Christine Rice in preminenza. Antonio Pappano è particolarmente a suo agio in questo repertorio, e fa fiorire la partitura in una miriade di dinamiche e colori, ottenendo una performance virtuosisticamente ricca dall'orchestra della Royal Opera House.

Interpreti: Boris Ismailov, John Tomlinson; Zinovy Ismailov, Stefan Margita; Katerina Ismailova, Katarina Dalayman; Sergei, Christopher Ventris; Aksinya, Susan Bickley; Village Drunk, Peter Bronder; Steward, Matthew Rose; Porter, Jonathan Fisher

Regia: Richard Jones

Scene: John Macfarlane

Costumi: Nicky Gillibrand

Orchestra: Orchestra della Royal Opera House

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro della Royal Opera House

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.