Chi sperava che l'esordio lirico al San Carlo di Napoli di Zubin Mehta fosse un successo annunciato, ha potuto gioire. Dirige l'Opera che ama di più, Tristan und Isolde , nella prima città che lo vide approdare fanciullo da Bombay in nave verso l'Europa circa quarant'anni addietro. Con bacchetta leggera, attento ad esprimere i colori più mistici e suggestivi dei diversi leitmotiv, poi più incisivo con profondità e gesto più battente, domina l'orchestra con chiarezza e vigore e guida il fraseggio dei cantanti durante tutte le intense ore di musica in un continuum sonoro che paralizza ogni riflessione - l'ascolto è puramente timbrico. Questa musica di Wagner, aiutata dall'assenza di un tradizionale conflitto drammaturgico tra i personaggi, avvolge l'ascoltatore in un mantello di suoni. Emerge così da subito il ruolo espressivo principale dell'orchestra che trascende la sintassi del canto sotto l'intensità delle emozioni fino all'ultima nota della morte di Isotta. Dal preludio strumentale, come una diretta rappresentazione musicale della volontà dell'io, si passa quindi al mondo dell'oggettivazione, della rappresentazione visibile del dramma nella dualità amore-morte. Tre momenti mistici contraddistinguono l'allestimento: iniziazione (atto I) - di ambiente medioevale, passione (atto II) - una sorta di giardino borghese, adempimento mortale (atto III) - un ospedale. Mentre è sempre presente sullo sfondo della scenografia: un mare nordico, forse il "vero" mare - quello che si guarda. Questa produzione risalente alla stagione 2004/2005, si contraddistinse per scene (Ezio Frigerio) e costumi (Franca Squarciapino) alla XXIV edizione del Premio "Abbiati". È stata qui ripresa anche la regia di Lluìs Pasqual dalla tedesca Caroline Lang. Su di una grande nave scura avvengono gli sguardi d'amore ed il bacio, in un crescendo ben costruito dalla regia. All'apertura del secondo atto la musica dirige la nostra attenzione verso dimensioni più profonde del dramma, una presenza che rimane invisibile al pubblico ed ai personaggi stessi, un'altra dimensione visiva e sonora. Il rapporto tra "visioni acustiche", interpreti ed orchestra è adesso in equilibrio, e le luci (Cesare Accetta) ben aiutano al quasi metafisico volo dal giorno, simbolo del mondo esterno con le sue potenze: vergogna, onore, delitto brutale - al buio della notte, il regno della soggettività ed unica estasi liberatrice. Tutto il cast voluto da Mehta è, non solo eccellente, finanche in ruoli brevi: timoniere Italo Proferisce, un pastore Marcello Nardis, giovane marinaio Alfredo Nigro - ma di voci "wagneriane" pure ed esperte: Tristan Torsten Kerl, Re Marke Stephen Milling, Isolde Violeta Urmana, Kurwenal Jukka Rasilainen, Melot Alfredo Nigro, Brangäne Lioba Braun. Di carattere leggermente improvvisatorio è sembrata la mimica dei personaggi, forse al fine di ricreare reali dettagli psicologici, risultando a volte in un gesto poco ritmico e coreografico. Non è adottata una mimica iper-realista, ma sono rappresentati i movimenti interiori, dando la capacità al pubblico di vivere il dramma attraverso gli occhi dell'eroe/eroina - Isotta muore praticamente quasi in piedi. Se quindi il mondo esterno è un'illusione per entrambi, la messinscena ridotta al minimo, quasi come se creasse un ostacolo alla diretta comprensione del mito, supera il tempo e lo spazio. Nel notturno attrarsi dei sessi, al secondo atto, i due amanti non dovrebbero, però, essere visti in unione carnale tra le tende. L'ambientazione in seguito riesce a trasmettere il senso di desolazione dell'atto finale servendosi di letti di ospedale e luci forti e chiare, analogie improprie ma efficaci. Wagner riprende dal mito tutto ciò che è rimasto nascosto per secoli in vicende romanzesche della letteratura occidentale: la nostalgia religioso-eretica, la sensualità condannata ed in pari tempo divinizzata, il bene - l'amore, ed il male trionfante nel mondo creato. Assistendo a quest'opera, dovremmo sforzarci di credere al messaggio dell'amore passione glorificato dal mito del Tristan, che per Denis De Rougemont fu specificatamente la ripercussione delle eresie orientali nella coscienza occidentale.
Note: Denis De Rougemont - Milano, BUR, 2006.
Interpreti: Tristan: Torsten Kerl (22, 25 e 28 febbraio, 3 marzo) / Endrik Wottrich (5 marzo)
Re Marke di Cornovaglia: Stephen Milling
Isolde: Violeta Urmana (22, 25 e 28 febbraio, 3 marzo) / Jennifer Wilson (5 marzo)
Kurwenal: Jukka Rasilainen
Melot: Alfredo Nigro
Brangäne: Lioba Braun
timoniere Italo Proferisce, un pastore Marcello Nardis, giovane marinaio Alfredo Nigro
Regia: Lluìs Pasqual ripresa da Caroline Lang
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Orchestra: Orchestra del Teatro di San Carlo
Direttore: Zubin Mehta
Coro: Coro del Teatro di San Carlo
Maestro Coro: Marco Faelli
Luci: Cesare Accetta