Il Vespro conquista Anima Mundi
Nella Cattedrale di Pisa Gardiner ritorna al diletto capolavoro monteverdiano

Recensione
classica
Quello di Sir John Eliot Gardiner nel Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi è un viaggio cominciato nel 1964, e il quarto centenario dell’edizione a stampa del 1610 ha fornito l’occasione di un grande ritorno. Anima Mundi, il festival pisano di musica sacra, di cui Gardiner è da qualche anno il protagonista principale, ne ha beneficiato con questa mirabile esecuzione nella Cattedrale di Pisa, con i fidati ed eccellenti complessi, il Monteverdi Choir e gli English Baroque Soloist, con parti soliste e porzioni di coro posizionantisi via via sul pulpito, sui matronei, nell’abside dietro l’altare, per restituire alla musica monteverdiana tutta la sua fascinosa spazialità. Un’esecuzione emozionante, in cui Gardiner sembrava dispiegare tutta la sua esperienza e sapienza di concertatore, si può dire tutta la sua storia di musicista. La levigatezza, ma sempre fresca, come spontanea, tipica del suono di Gardiner, qui approfondita e interiorizzata in una luminosità intima e struggente (pensiamo agli Amen dei salmi), e insieme l’esplicitazione, la profondità e l’esattezza dell’accento sulle parole chiave del testo sacro; la scorrevolezza eufonica e nitida delle polifonie, e insieme l’accendersi improvviso e baldanzoso dei ritmi, delle figure ornamentali, dello slancio solistico, vocale e strumentale, tipici del primo barocco italiano: dalla prima all’ultima nota, tutto ciò ha trovato una reinvenzione ed un’espressione ideale e calibratissima in quest’esecuzione “da concerto” (senza antifone, senza mirare ad una sempre opinabile ricostruzione liturgica), salutata da un successo grandioso, per Gardiner e per tutti gli esecutori, fra cui menzioniamo almeno i due soprani solisti principali, Lenneke Ruiten e Emanuela Galli.
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