Il Triplo concerto di Vacchi al Petruzzelli
Il primo atto della residenza artistica del compositore bolognese a Bari
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Recensione
classica
All’indomani della prima de “Lo stesso mare” scritto due anni fa sul libretto-romanzo di Amos Oz per il Petruzzelli, Fabio Vacchi riceveva dall’ente lirico barese l’incarico di “compositore in residenza”, incarico che il commissariamento non ha cancellato. Dunque, la stagione sinfonica quasi conclusa, ha ereditato dalla scorsa gestione la prima parte di quest’impegno, che ha dato a Vacchi l’opportunità di far ascoltare il suo “Triplo concerto” per due flauti, arpa e orchestra, composto nel 2011 e già edito da Ricordi. L’orchestra è formata esclusivamente da archi (con robusta rappresentanza dei timbri scuri) e percussioni, mentre i flauti spaziano in tutti i registri, dal flauto basso all’ottavino, con significativi abbinamenti ora col flauto in sol, ora con quello in do, naturalmente. Ambientatasi ormai con naturalezza in una scrittura che si cura di essere solo se stessa (fuori da ogni disputa tra classicità o presunta avanguardia), la musica di Vacchi è un’esplorazione del prisma sonoro. Nello specifico del Triplo concerto, ciò è materia per i gesti degli archi e delle percussioni, mentre i tre solisti giocano in contrappunto, disegnando un ritmo quasi jazzistico che nell’ultima sezione del brano determina un crescendo di sicura presa sull’ascoltatore. Rivolta affronta la partitura con precisione e acutezza, forte della consapevolezza strumentale dei solisti e della risposta dell’orchestra del Petruzzelli, sicuramente corroborata da simili esperienze. L’alto livello tecnico individuale dei maestri d’orchestra non basta però far volare il Ravel dell’ “Alborada del gracioso” né a scendere dentro il romanticismo della Terza Sinfonia di Brahms.
Interpreti: Giampaolo Pretto (flauto), Manuel Zurria (flauto), Patrizia Radici (arpa)
Orchestra: Orchestra del Teatro Petruzzelli
Direttore: Renato Rivolta
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