Il suono nordico dell'Osn Rai

Successo per il concerto diretto da Mariotti con il violinista Julian Rachlin

Rachlin e Mariotti (Foto PiùLuce)
Rachlin e Mariotti (Foto PiùLuce)
Recensione
classica
Auditorium Rai Torino
Rachlin e Mariotti con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
03 Giugno 2021

Scompaginando il concerto, partiremo dal fondo. Ovvero dalla Seconda Sinfonia (1902) di Jean Sibelius, autore che - per ragioni non del tutto evidenti a chi scrive - si ascolta singolarmente spesso a Torino, soprattutto in ambito sinfonico. Si badi bene: non il celeberrimo Concerto per violino e orchestra, ma proprio le Sinfonie.

Il talentuoso Michele Mariotti chiamato alla testa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dimostra con questa sinfonia-fiume (dal sapore wagneriano nel finale, un po’ poema sinfonico, à la Smetana, senza tuttavia averne mai lo slancio) che la compagine ha raggiunto e consolidato, nel corso di questi anni recenti, durante i quali è anche avvenuto un (forse auspicato/bile) ricambio generazionale, un buon affiatamento complessivo e una gran bellezza di suono.

 

La prima parte della serata ha offerto un grande classico che non smette di affascinare: il Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64 di Felix Mendelssohn.

Julian Rachlin è stato chiamato a sostituire Renaud Capuçon nella "data unica" di giovedì 3 giugno: e non ci si poteva aspettare un violinista migliore di quello prescelto. Rachlin domina la scena in modo assoluto e ha la stoffa dell’autentico fuoriclasse. Il suo Mendelssohn è come ogni ascoltatrice e ascoltatore desidererebbe ascoltare: un autentico piacere per le orecchie. Virtuoso eccelso, Rachlin tende però a rubare un poco la scena a Mariotti e all’orchestra e, forse, si cala un po’ troppo nel ruolo di Konzertmeister tutto solo alla guida.

 

Per via della normativa Covid-19 la serata è aperta a un pubblico di duecento persone, proposta in diretta su Radio3 e in live streaming su raicultura.it. Le nostre sale da concerto, tuttavia, meritano di essere ripopolate quanto prima da un pubblico chiamato a restituire, prontamente, l’energia rimasta bloccata dopo tanti mesi di chiusure e riaperture. Auspichiamo che i torinesi possano vincere gli indugi e, contrariamente all’abituale rifiuto della musica dal vivo al chiuso nei mesi estivi, tornino in fretta a godere di questi doni che ci vengono offerti.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.