Il ritorno di Médée

Grande successo per la nuova produzione del Theater an der Wien. La scelta del cast non lascia a desiderare. Superiore alla media la prestazione della Tamar. Lo stesso si può dire per la conduzione orchestrale di Luisi. Entrambi conciliano drammaticità e dettaglio in modo perfetto. Anche la regia di Fischer, nonostante un iniziale disappunto, convince nel saper tratteggiare lo sviluppo drammatico della vicenda con poche, ma efficaci, pennellate.

Recensione
classica
Theater an der Wien Vienna
Luigi Cherubini
09 Marzo 2008
Erano trent'anni che quest'opera mancava dai cartelloni operistici di Vienna. Un ulteriore motivo per felicitarsi di questo nuovo allestimento del Theater an der Wien, che coglie completamente nel segno e si candida a diventare una delle migliori produzioni della stagione viennese in corso. Convince l'algido scenario, una parete metallica circolare che ricorda un bunker o un carcere, ma che attraverso un'apertura a curva non visibile dalla platea immette sul palcoscenico il coro – come sempre splendido e preciso l'Arnold Schönberg Chor – con movimenti delle masse che creano nel pubblico un senso di tangibile oppressione. La regia sconcerta leggermente all'inizio: durante l'ouverture la figura principale appare per pochi istanti vestita di un burqa. C'è forse bisogno di guardare così direttamente al presente per sottolineare che Médée è la diversa e la straniera? Ma in seguito, lo svolgersi drammatico e narrativo viene suggerito con mezzi ridotti e pochi tocchi, sempre scavando in profondità. Luisi alla testa dell'orchestra e la Tamar nella parte principale riscuotono i maggiori applausi, meritatamente. Il direttore non allenta mai la tensione. Riuscendo a non coprire le voci presenta la partitura nel suo coesistere di singoli tessuti solistici e furor dramatico d'insieme. La cantante giorgiana stupisce nel saper sublimare con eleganza di portamento e fraseggio la drammaticità quasi estrema del personaggio, rendendolo da una parte realistico, dall'altra attendibile e quindi vicino allo spettatore. Notevoli anche gli altri interpreti: particolare timbro metallico e linee raffinate la Bonde-Hansen; a tratti grossolano, ma immensa presenza scenica Todorovich; ricco e pieno il baritono di Rouillon, che ha sostituito l'ammalato Olaf Bär.

Note: Philippe Rouillon canta Créon al posto di Olaf Bär

Interpreti: Médée Iano Tamar; Créon Olaf Bär; Dircé Henriette Bonde-Hansen; Jason Zoran Todorovich; Néris Birgit Remmert; Prima accompagnatrice di Dircé Petra Simková; Seconda accompagnatrice di Dircé Alain Rodin

Regia: Torsten Fischer

Scene: Herbert Schäfer; Luci Hartmut Litzinger

Costumi: Andreas Janczyk

Orchestra: Wiener Symphoniker

Direttore: Fabio Luisi

Coro: Arnold Schoenberg Chor

Maestro Coro: Erwin Ortner

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