Il pianismo solare di Trifonov

Venezia: recital per Musikàmera

Danil Trifonov
Danil Trifonov
Recensione
classica
Teatro Malibran, Venezia
Danil Trifonov
27 Gennaio 2024

È un pianismo solare, quello di Danil Trifonov, accolto con caloroso entusiasmo dal pubblico veneziano nel suo recital sold out al Teatro Malibran per la società di concerti Musikàmera.

I momenti più emozionanti delle sue interpretazioni sembrano sorgere sul filo del sogno, come in una sorta di trance. Rivelatorio, in questo senso, l’ultimo dei tre bis concessi, il Lento che conclude le Variations sur un theme de Chopin di Frederic Mompou. Il Preludio op. 28 n 7 di Chopin ne esce ibernato, trasfigurato in una dimensione fuori dallo spazio e  dal tempo, eterea, astrale.

Queste poche battute, lentissime, lievi come come una lastra di ghiaccio sospesa nel vuoto, lasciano la misura di quale fantasia e visionarietà sia capace il trentatreenne di Novgorod.

La sua ricerca musicale è stata da sempre caratterizzata da sensibilità vibratile e iridescente invenzione timbrica, ma l’incontro con il repertorio settecentesco ha raffinato ulteriormente la tavolozza dei suoi colori.

La Suite in re minore  RCT 5 di Rameau, proposta in apertura di serata, per esempio, affascina per la classe, l’intaglio delle frasi e la liquidità del suono ottenuta nelle mezze tinte. Fluisce senza  soluzione di continuità la straordinaria quantità di sfumature nelle dinamiche delicate, sempre udibilissime, svelando una rara capacità di sfogliare strati di colore sempre più sottili ed evanescenti.

Le decorazioni degli abbellimenti, risolte con grande libertà, diventano ricami, decorazioni che di volta in volta levigano e modellano le masse, cesellano fraseggi, velano trasparenze.

Trifonov restituisce così nella sua essenza espressiva il concetto della grazia evocando un Settecento francese concepito come regno di intime relazioni e suggerendo un asse con l’estetica mozartiana.

Acquistano infatti una luce nuova le fioriture che impreziosiscono l’Adagio della Sonata K 332, nel quale l’artista raggiunge uno dei vertici dell’intera serata. Trifonov sembra suggerirci come anche nelle opere del salisburghese sia necessario ripartire dagli abbellimenti e dall’eleganza delle articolazioni per creare una dizione nuova delle frasi, ove le componenti melodiche e armoniche si fondono e supportano reciprocamente.

A ciò si aggiunge la nitida evocazione della dimensione operistica e sinfonica, sempre latente in queste pagine pianistiche, e lo stupore generato dal rilievo inaspettato a voci dell’accompagnamento, generalmente trascurate. Si scardinano così le abitudini consolidate di ascolto e mutano improvvisamente gli angoli di prospettiva.

Se Rameau si allaccia segretamente a Mozart, le Variations Sérieuses di Mendelssohn si pongono invece, nella concezione dell’interprete russo, quale ponte lanciato tra Johann Sebastian Bach, Beethoven e il romanticismo, in particolare schumanniano.

La successione delle variazioni incarna l’evolversi di un percorso di crescita interiore e accompagna l’emozionante innalzarsi dell’anima alla dimensione del sacro, che rimane comunque sempre avvolto in un mistero inviolabile.

Tale aspirazione alla trascendenza ha rappresentato la migliore preparazione per l’ascolto della Sonata op. 106 (“Hammerklavier”), cui Trifonov ha dedicato la seconda parte del suo impegnativo recital.

Se da una parte si coglie un po’ di difficoltà nel dominio della grande forma e qualche cedimento nella lucidità della resa, dall’altra vengono poste in risalto le tinte austere e rocciose che rappresentano uno dei volti dell’ultimo Beethoven. Asciutto, essenziale, l’interprete immagina una lettura in bianco e nero, a tratti ruvida, stupendo ancora una volta l’uditorio, dopo le incredibili ricercatezze elargite nei tre precedenti capolavori.

Trifonov si avvale infatti, per la 106, di un suono inteso come massa da scolpire e da lasciare a tratti incompiuta, quasi a suggerire che l’assoluto si può solo evocare attraverso i vuoti che scaturiscono dal suono sbalzato come marmo attraverso gesti potenti.

Lo sviluppo artistico di questo interprete, appena entrato nella sua fase di autentica maturità creativa, riserverà ancora molte sorprese.

 

 

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