Il nuovo Parsifal del terzo millennio

La controversa regia di Christine Mielitz mette in luce alcuni aspetti tralasciati del Parsifal, trasportando il messaggio ideale e mistico dell'ultimo Wagner in una dimensione estesa, che non è più quella elitaria e maschile dei cavalieri del Graal: la redenzione, da intendere come cambiamento, diviene infatti necessità assoluta di tutti gli esseri umani, e non di una setta di prescelti.

Recensione
classica
Staatsoper Vienna
Richard Wagner
25 Aprile 2004
La prima scena si svolge in un lavatoio comune stile inizio secolo, e non nel giardino voluto da Wagner. I cavalieri del Graal sono vestiti da spadaccini: lo si capisce solo quando sguainano le spade e fanno alcuni esercizi di scherma, perché ricordano piuttosto dei pazienti di un sanatorio, forse per via della particolare scenografia e arredamento. Anche dopo il secondo sipario la regia della Mielitz si sbizzarrisce: Wolfgang Bankl è un ottimo Klingsor in frac dorato a metà tra mago e tenutario di bordello. Tra divanetti rossi e luci soffuse, il coro in abiti spinti deve sedurre Parsifal, un Johan Botha che già esperto della parte mostra un eccesso di semplicismo antidrammatico, sia nella presenza scenica che nel canto. Su uno schermo in fondo alla scena vengono proiettati filmati di guerra e alla fine Parsifal riesce a guadagnare la lancia sacra, che è un'asta illuminata che ricorda le spade usate nel film Guerre Stellari. Un paesaggio lunare diviene improvvisamente natura con un bellissimo cambio di scena e il minimalismo della Mielitz apre le porte a una nuova visione dell'opera, critica e attuale, con riferimenti alla presente condizione umana e mondiale. Con nuovi mezzi la Mielitz carica l'opera di significati inediti, distanti dalla retorica wagneriana della redenzione intesa in senso mistico, e non come svolta umana. Robert Holl è chiaro e imponente in tutta la rappresentazione e la prima uscita della Denoke, che tutti avevano stimato ancora non matura per la parte di Kundry, fa intravvedere i presupposti di un grande allestimento. La Denoke nelle tre scene costitutive dell'opera si muove con camaleontica destrezza tra diversi registri drammatici, anche se la voce sembra spinta a volte ad eccessi non naturali, che ne fanno scendere l'intensità. Quasthoff è il secondo lume della rappresentazione.

Interpreti: Thomas Quasthoff, Amfortas; Robert Holl, Gurnemanz; Johan Botha, Parsifal; Angela Denoke, Kundry

Regia: Christine Mielitz

Orchestra: Orchester der Wiener Saatsoper

Direttore: Donald Runnicles

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