Il Novecento in musica e immagini
Recensione
classica
Three Tales è la seconda opera musicale nata dalla collaborazione tra il compositore Steve Reich e l'artista Beryl Korot e come The Cave, il loro primo lavoro, è stata eseguita nella sua forma definitiva (la prima parte, infatti, era già stata proposta tra il 1997 e il 2000 come work in progress in alcune città europee e americane) in prima esecuzione assoluta a Vienna nell'ambito delle Wiener Festwochen. Proseguendo sulla strada intrapresa con The Cave, i due artisti esplorano le possibilità formali di un nuovo teatro musicale nel quale non è più il canto a determinare l'unità temporale e drammatica delle tematiche trattate. Questa funzione viene, invece, assolta da una serie di immagini proiettate su un immenso schermo cinematografico posto al di sopra del palcoscenico. Gli strumenti (un quartetto d'archi, due pianoforti, due vibrafoni e due batterie di percussioni per un totale di dieci esecutori) e i cantanti (due soprani e tre tenori) agiscono sulla medesima superficie, senza la classica divisione tra buca e palcoscenico. Il luogo dell'esecuzione ricorda più un cinema che un teatro lirico e non bisogna quindi stupirsi che come luogo della rappresentazione si sia scelta una delle sale del MuseumsQuartier, il nuovo complesso museale e culturale situato nel centro della città, e non una struttura tradizionale come l'Opera di stato che non avrebbe potuto soddisfare i requisiti necessari per la rappresentazione di tale lavoro. Three Tales dura poco più di un'ora ed è suddivisa in tre parti, dedicate rispettivamente ad altrettanti eventi che hanno segnato la storia della tecnica e, conseguentemente, la storia dell'umanità nel XX. secolo. Hindenburg, il primo episodio, narra della caduta del celebre dirigibile tedesco nel 1937; Bikini, la parte mediana, documenta i test nucleari svolti dagli Stati Uniti nell'ononimo atollo nel periodo di tempo che va dal 1946 al 1952; Dolly, infine, prende in considerazione le tematiche della manipolazione genetica e della robotizzazione. Il primo episodio comincia senza alcun tipo di preludio strumentale e le tre parti si susseguono senza brusche interruzioni, marcate solamente da una breve pausa generale dello svolgimento musicale e delle immagini. L'intento degli autori di voler trattare le tematiche in maniera distaccata, lasciando al pubblico completa libertà di riflessione, non sempre riesce e a volte emerge nella presentazione dei materiali una vena polemica e critica, il più delle volte completamente giustificata e condivisa, come per esempio nella seconda parte dell'opera dedicata agli esperimenti con la bomba atomica. Il materiale visivo dei tre atti, se di atti in senso tradizionale è lecito parlare, è rappresentato da filmati d'epoca, fotografie, video e immagini di testi scritti. Moltissime, anche, le interviste a scienziati, filosofi e teologi (per fare solo qualche esempio delle numerosissime personalità che compaiono nei filmati, James D. Watson, premio nobel per le ricerche sul DNA; Jaron Lanier, colui che ha coniato il termine realtà virtuale; Adin Steinsaltz, uno dei più celebri rabbini del XX. secolo) usati, al posto dei cantanti, come attori della rappresentazione drammatica. I cantanti, invece, assumono la funzione che nella tragedia classica aveva il coro, commentando gli eventi proposti sullo schermo e richiamando continuamente gli ascoltatori ad una riflessione non solamente di tipo materiale, ma anche morale ed etica, sull'essenza ed i possibili esiti dell'evoluzione tecnologica. L'opera raggiunge la sua compiutezza solamente in questa interazione tra immagini, musica e canto. I materiali proposti nelle immagini vengono manipolati non solamente nel loro aspetto visivo, ma soprattutto in quello sonoro ed acustico. Nell'incontro con il pubblico alla fine della rappresentazione, Reich ha però affermato che i samples sono stati inseriti successivamente nel tessuto musicale della partitura, in seguito alla composizione tradizionale del materiale strumentale. Nella manipolazione sonora dei filmati Reich sperimenta con successo due nuove tecniche: la prima consiste nel rallentare ed accelerare i suoni senza modificarne l'altezza ed il timbro; la seconda nel bloccare alcuni suoni (per lo più le vocali) emessi dai personaggi intervistati, facendoli diventare parte dell'armonia strumentale sulla quale, poi, l'intervistato continua contemporaneamente a parlare. Questa idea del riutilizzo e della manipolazione di ready made sonori di tipo storico per la creazione di materiale musicale è senz'altro riconducibile ad esperimenti analoghi fatti durante la composizione di Different Trains. Va, ovviamente, sottolineato il fatto che entrambi gli autori provengono da un tipo di sperimentazione che ha sempre tenuto conto delle possibilità tecnologiche per il controllo dell'espressività artistica (basti pensare alle celebri composizioni sullo sfasamento dei nastri magnetici di Reich o alla computerart della Korot). E anche Three Tales, riflessione sul ruolo della tecnologia, non potrebbe esistere senza di questa. Definire questo tipo di teatro musicale "opera multimediale" ci sembra alquanto riduttivo. La continua freneticità delle immagini e i processi di distorsione vocale creano stimoli continui nel pubblico, che si trova quasi obbligato a dover riflettere in maniera attiva sui temi proposti dall'opera. La complessità e molteplicità delle tematiche del libretto, che come abbiamo visto si occupa di questioni tra le più dibattute e contraddittorie della storia dell'umanità, è accessibile immediatamente a causa dello stile della presentazione dei messaggi, ripetuti a raffica in maniera percussiva. Le strutture musicali, inoltre, sono molto dilatate e permettono di concentrarsi in maniera quasi univoca sullo svolgimento concettuale e drammatico delle vicende. La proposizione, a volte quasi isterica, delle immagini viene bilanciata dal discorso musicale, sviluppato a partire da pattern ritmici ostinati (sebbene a volte estremamente complessi) e da uno svolgimento armonico molto lento e regolare. Nonostante a volte la musica sottolinei eccessivamente la struttura dei filmati riprendendone i ritmi scenici, il più delle volte il contrappunto tra immagini, musica e concettualità tematica è portato agli eccessi, creando situazioni di intensa espressività. Molto belli i rimandi tra le diverse parti dell'opera, come a voler evidenziare delle analogie tra i tre episodi. In corrispondenza di concetti, parole o sintagmi che ritornano uguali nelle diverse sezioni, la musica ripropone pattern ritmici e armonici che già precedentemente si erano ascoltati. E alla fine, invece di cadere il sipario, lo schermo si oscura graduatamente prima del lungo applauso conclusivo. Prossimamente, il pubblico italiano potrà ascoltare l'opera a Torino, oppure attendere l'uscita della versione televisiva curata dalla BBC.
Interpreti: Synergy Vocals (Amanda Morrison, Micaela Haslam, Gerard O'Beirne, Andrew Busher, Philipp Brown)
Regia: Nick Mangano
Scene: Nick Mangano
Costumi: Anita Yavich
Orchestra: Ensemble Modern
Direttore: Bradley Lubman
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