Il Mahler cubista di Salonen
Ferrara: sorprendente lettura della Prima Sinfonia di Mahler
Recensione
classica
Le prime, larghissime note della Prima Sinfonia di Mahler gettano subito uno squarcio di luce nuova su una pagina capace di mostrare un profilo inedito, grazie alla bacchetta di Esa-Pekka Salonen e alla corrispondenza d’amorosi sensi con una Mahler Chamber Orchestra che diviene strumento imprescindibile per questa coraggiosa e stupefacente rilettura del direttore finlandese.
Il tempo largo non è “una” delle scelte che si offrono al ventaglio di Salonen: è “la” scelta che gli consente di scomporre letteralmente questa Prima Sinfonia di Mahler, di ridurla nelle sue minime componenti, riuscendo quasi miracolosamente a dare l’impressione di una giustapposizione diacronica dei diversi elementi. Ma forse il riferimento temporale è fuorviante: ricorda infatti più la rivoluzione cubista l’approccio di Salonen. E allora, come una chitarra o una donna o un toro apparivano, pur nelle due dimensioni, da tutte le prospettive, così le note di Mahler giungevano sezionate e giustapposte a chi ascoltava, spalancando l’orizzonte di un nuovo concetto interpretativo.
Non c’è lo struggimento mahleriano nella lettura di Salonen, che fa, invece, della musica del maestro viennese un inno gioioso, che spicca il volo nei momenti più vigorosi, quasi improvvisi momenti di slancio.
Peccato che il Salonen compositore sia, al contrario, imbottigliato nel vicolo cieco di tanta scrittura contemporanea accademica, al punto da vanificare la pur eccellente esecuzione dell’orchestra e della violinista Leila Josefowicz (di rara perizia nella cura dei dettagli), solista nel Concerto per violino che Salonen presentava per la prima volta in Italia a Ferrara: guardare oltre i limitatissimi confini del proprio mondo è ormai una necessità irrinunciabile per quell’accademia con continua ad autodefinirsi “colta”.
Interpreti: Leila Josefowicz, violino
Orchestra: Mahler Chamber Orchestra
Direttore: Esa-Pekka Salonen
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