Il nuovo Freischütz della Volksoper di Vienna non va a segno, nonostante i buoni propositi che da tempo il team artistico cerca di presentare al pubblico. La regia ammicca al presente, ma non fa mai il passo decisivo e rimane impantanata in immagini stereotipe di un mondo anacronistico non universale. L'orchestra avrebbe necessitato di un numero superiore di prove. Ai cantanti principali, invece, è mancata potenza drammatica e vocale.
Il nuovo Freischütz della Volksoper, purtroppo, è sciatto, e lo è in tutti i sensi. Dal punto di vista musicale, vocale e registico. Sembra una orchestrina di provincia quella nella buca, con attacchi pressapochistici, sezioni solistiche che stonano come a un saggio di fine anno e un'idea molto fluttuante di tempo. Quello che salva in estremo la direzione di Hager è una scelta delle dinamiche che alterna sapientemente gli estremi e crea tensione, ma qualche prova in più non avrebbe nuociuto, soprattutto considerata l'importanza di questa opera per i teatri di repertorio dei paesi di lingua tedesca. La prestazione dei cantanti principali è disomogenea, e stupisce come mai così poca cura venga posta sull'aspetto della dizione e della comprensibilità testuale. I sovratitoli, anche per le opere in lingua locale, dovrebbero divenire d'obbligo. Quello che manca, oltre a spessore vocale, è versatilità drammatica sulla scena. Meritano invece una menzione Lars Woldt e Ronald Kuste. Loro sì che i cattivi li fanno bene. La regia di Marelli è a tratti stilizzata e riduzionistica, ed è in questi casi – in cui domina il fiabesco – che convince di più. Le scene corali, invece, sono forzatamente popolareggianti e qui vengono fuori immagini anacronistiche tratte da un universo storico che avrebbe richiesto un'attualizzazione più forzata. Se la regia ammicca spesso al presente, non fa mai il passo decisivo, e per questo risulta densa di contraddizioni.
Nonostante tutto gran successo di pubblico e niente fischi!
Interpreti: Kristiane Kaiser, Andrea Bogner, Markus Brück, Rupert Bergmann, Jürgen Müller, Albert Pesendorfer, Daniel Schmutzhard, Ronald Kuste
Regia: Marco Arturo Marelli
Scene: Marco Arturo Marelli
Direttore: Leopold Hager
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