Il canto di Chailly
Mahler alla Scala con l'orchestra del Gewandhaus

Recensione
classica
Serata davvero felice quella della stagione sinfonica scaligera, con ospite l'orchestra del Gewandhaus di Lipsia e il suo direttore Riccardo Chailly. Un'accoppiata che è garanzia di osmosi perfetta, cosa che si è puntulmente verificata. È impressionante all'ascolto, ma anche alla vista perchè trasmette la precisa sensazione di un respiro unico, tanto più che l'organico tedesco suona compatto quasi fosse un'orchestra da camera. Come primo brano in programma il concerto per violino di Mendelssohn, solista Julian Rachlin (la sua prima volta alla Scala fu all'età di sedici anni con Sawallisch sul podio della Filarmonica), un'esecuzione gioiosa, ma di assoluta precisione, con i tre tempi senza soluzione di continuità. È tuttavia nella seconda parte del concerto che era attesa l'orchestra, per la Prima di Mahler. E fin dal pianissimo iniziale si è capito subito di che trasparenza e leggerezza è capace, il risultato è stato qualcosa di stupefacente astrazione. Anche nelle esplosioni sonore o nell'intrecci più complicati, ogni voce mantiene sempre contorni definiti e precisi. A tutto questo si aggiunga la capacità di Chailly di trasformare in canto i momenti di abbandono lirico della partitura. Una meraviglia e un gran gioia all'ascolto.
p.s. Una volta tanto il pubblico del Piermarini si è comportato civilmente all'entrata dell'orchestra. Ha cominciato ad applaudire al primo strumentista comparso sul palco e ha smesso soltanto quando tutti erano ai loro posti.
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