Fortezza lunare
A Sarzana il meglio della musica di contaminazione si mette in gioco
Recensione
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Sconfinando è ormai più un modo di proporre musiche che non una semplice rassegna: lo dimostra il weekend tutto italiano con Teresa De Sio e a Stazioni Lunari, progetto della coppia Di Marco/Magnelli. Della De Sio è presto detto: il suo “girl power” non delude mai. Supportata da un organico versatile, esterna con piglio rock una genuinità che sfugge il beat più meccanico di altri noti “power” del folk italiano.
Irresistibile è il progetto Stazioni Lunari. Francesco Magnelli, che ne è l'ideatore, lo definisce un «uovo di Colombo»: mettere insieme musicisti di provenienza incontrollata, sempre diversi. Ognuno esegue brani del suo repertorio ed è libero di interagire con gli altri. Come possano funzionare insieme Ginevra Di Marco, Cisco, Enzo Avitabile, Piero Pelù e Gabin Dabiré è la sorpresa e la forza del progetto. E se i valori in campo sono diversi, il divertimento dei musicisti e del pubblico scaturisce proprio da questo “far squadra”, ciascuno con il suo ruolo e le sue abilità, e con aspetti inuditi e inespressi: Pelù ad esempio, che sottraendosi al suo birignaoso personaggio, convince e diverte. Scaletta eterogenea oltre ogni dire (persino "Gioconda" dei vecchi Litfiba) ma tenuta insieme dal suono organico e personalissimo della band. Chiusura con un momento solista a testa, a dimostrare che la «forza della comunione è prima di tutto forza dell’individualità». Ma ciò che rende Stazioni Lunari qualcosa di più dell’ennesimo incontro studiato a tavolino tra realtà musicali estranee tra loro è il suo saper mettere in scena le dinamiche dell’ascolto, prima che dell’interazione. Chi è sul palco è libero di cantare, di ballare, ma per farlo – o non farlo - deve innanzitutto ascoltare gli altri, e con orecchie ben aperte: quale messaggio migliore, da un festival world?
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