Prima esecuzione moderna, accolta con successo al Teatro Giordano di Foggia, della Festa teatrale "La Daunia Felice" di Giovanni Paisiello, che era stata eseguita per la prima volta nella città capoluogo della Daunia in Puglia nel giugno 1797 per le nozze degli eredi al trono di Napoli. Il testo celebrativo ha impedito una regia di grande azione mentre modesto è apparso il livello della partitura, che resta interessante storicamente, e che ha costituito comunque una importante occasione per una esecuzione "quasi filologica" da parte dell'Orchestra del Conservatorio di Foggia diretta come violino di concerto da Federico Guglielmo. Buoni i cantanti, le scene e i costumi.
Fino all'Unità d'Italia Foggia, nel territorio chiamato Daunia, era una città importante commercialmente nel Regno di Napoli, ma in campo musicale non visse eventi di particolare importanza fino al 25 giugno 1797 quando Giovanni Paisiello diresse personalmente nel palazzo della Dogana la festa teatrale in musica da lui composta per celebrare le nozze del principe di Borbone con Maria Clementina d'Austria, alla presenza dei sovrani di Napoli e di tutta la corte. La composizione del compositore di Taranto, dietro l'omaggio manieroso del librettista foggiano Massari, ha un significato storico notevole perché l'ambientazione è tutta pugliese (come del resto nel suo 'Socrate immaginario'): nei pressi dell'antica Siponto, sul golfo di Manfredonia dove era giunta l'augusta sposa, quattro personaggi allegorici dialogano sulle future fortune della stirpe reale. Tre dei personaggi rappresentano l'omaggio della Daunia agricola (a D in registro baritonale). Quando Paisiello scrive per occasioni celebrative non sembra impegnarsi al meglio e anche con la 'Daunia felice' siamo lontani dalla genialità del compositore che influenzò l'Europa del suo tempo: raramente affiorano nella breve partitura teatrale momenti davvero significativi. D'altra parte ben poco ha potuto fare il regista Alessio Pizzech per creare movimenti su un testo appiattito sull'unico biascicato registro della celebrazione regia, pur contando sui bei costumi e la scena colorata e accattivante di Giuseppe Grasso. Il merito dell'iniziativa, proposta dal Conservatorio 'Giordano' di Foggia con l'appoggio dell'amministrazione comunale nel bel teatro cittadino, è principalmente del presidente dell'Istituto Antonio Vitulli, appassionato storico locale che da anni aveva suggerito di riesumare la partitura custodita nel Conservatorio di Napoli. L'orchestra del Conservatorio di Foggia si è trasformata per l'occasione in un complesso quasi filologico, grazie all'inserimento di strumentisti esterni esperti ed alla concertazione e direzione affidata ad un docente specialista di archi barocchi, Federico Guglielmo. Questi ha diretto suonando il primo violino, secondo una prassi settecentesca che però non poteva riferirsi a Paisiello, anche se ne è emerso un gustoso duetto di violini concertanti, uno dei momenti migliori della partitura, ben orchestrata nel settore dei fiati. Alcuni dei cantanti erano ben noti come specialisti di vocalità storica ed hanno offerto una buona prova, con modesti interventi del coro da camera del Conservatorio. Se si considera che un simile sforzo organizzativo è frutto di una scuola non si può che esaltare questo esperimento che costituisce un vanto nel vuoto quasi assoluto di importanti iniziative teatrali in Puglia.
Note: Ingresso a inviti
Interpreti: Lombardi, De Liso, Di Donato, Zanasi
Regia: Alessio Pizzech
Scene: Giuseppe Grasso
Orchestra: Orchestra del Conservatorio di Foggia
Direttore: Federico Guglielmo
Coro: Coro da camera del Conservatorio di Foggia
Maestro Coro: Michele Gasparro
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