Donizetti alla napoletana

San Carlo di Napoli: La fille du régiment con Marisa Laurito

La fille du régiment (Foto Luciano Romano)
La fille du régiment (Foto Luciano Romano)
Recensione
classica
Teatro di San Carlo, Napoli
La fille du régiment
18 Maggio 2025 - 27 Maggio 2025

Coprodotto con la Bayerische Staatsoper, La fille du régiment di Gaetano Donizetti, ritorna dopo sessant’anni al Teatro di San Carlo di Napoli. Asciugata in scene salienti, senza alcune più concitate nel secondo atto e diversi altri ariosi, ma includendo i racconti originali della Duchesse de Crakentorp, Marisa Laurito. Alla prima, domenica 18 maggio 2025 ore 17, in un teatro quasi traboccante – orario strategico prima della penultima di campionato – partono applausi subito sullo svanire delle ultime note dopo due ore circa di intensa comicità. Il direttore, Riccardo Bisatti, sa bene che il bel canto qui lascia spazio a declamazione e accenti intrinseci della lingua. Bisatti, organizza la rete di temi ricorrenti e delinea i contorni delle melodie, comandando i volumi elegantemente e distribuendo gli ariosi dei molteplici personaggi in relazione con le sfumature timbriche dell'orchestra. Il ritmo è sempre incalzante, a volte troppo. Con un fermo senso delle finalità del regista – l’asciutta narrazione - Bisatti diluisce il tutto in un disordine coerente, sempre evidenziando l'essenziale.   

In questo allestimento di Damiano Michieletto con la drammaturgia di Mattia Palma, la vera azione - in particolare l'immaginario amoroso, la ricerca dell’identità - avviene con interludi recitati della Duchesse de Crakentorp, che cura i vari intricati messaggi dei temi, spesso in napoletano e più volte magistralmente, come in una scena cinematografica alla Totò. Ciò che non avviene sulla scena, invece, è la reazione emotiva e psicologica alle vicende storiche. Michieletto è solitamente sofisticato, ma manca un vero colpo di genio della regia: per tutta l'opera Marie è alla ricerca della libertà provando frustrazione tra natura e città che costruiscono la storia. 

Dunque l'elemento di novità, oltre che atteso come momento spiritoso, era praticamente la presenza di Marisa Laurito? Chi scrive ha recensito la "Michieletto troupe" altrove, sempre bravi nello scovare il genius loci, ma Cavalleria-Pagliacci al Covent Garden 2015 non ebbe bisogno del Mr. Bean di turno in dialetto misto tra inglese e palermitano. E ovviamente neanche a Monaco. Ma si sa, Napoli ispira nel bene e nel male buffe caricature. “Napoli si è incafonita” diceva De Simone tempo fa. In sostanza, con un'unica scena a sfondo bianco ricoperta da boschi, simbolo quasi fiabesco, il reggimento attraversa continuamente il palcoscenico, unica variazione quando i soldati irrompono nel salone da un’enorme quadro che ritrae il solito bosco sullo sfondo. Il coro, preparato da Fabrizio Cassi, arriva a momenti di grande volume. I costumi sono di Agostino Cavalca, le luci di Alessandro Carletti. Firma la coreografia Thomas Wilhelm, ricalcando l'atmosfera ironica delle azioni.  La squadra dei cantanti è fortemente bilanciata da voci veterane del teatro e giovani interpreti. Qualità ne sfoggia questa fille - Pretty Yende - forza e vulnerabilità espressa in un timbro pastoso; peccato alcune ombre di volume e la scelta di farle cantare “il faut partir” lontano, sullo sfondo: andrebbe cantata davanti. Ruzil Gatin in Tonio, poco brillante. Il sergente Sulpice, interpretato da Sergio Vitalene, e la Marchesa di Berkenfield, Sonia Ganassi, entrambi equilibrati: sul palcoscenico esaltavano le differenze con la protagonista. Al suo fianco Hortensius, suo intendente, è interpretato da Eugenio Di Lieto. Completano il cast vocale due Artisti del Coro del San Carlo: Salvatore De Crescenzo (un caporale) e Ivan Lualdi (un contadino).

 

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