Norina balla il twist. Ernesto non parte semplicemente per una "lontana terra" ma addirittura per lo spazio e si presenta a salutare lo zio indossando una tuta da astronauta. insomma questo "Don Pasquale" è datato più o meno agli Anni Sessanta. Però nessuno quaranta anni fa né mai è uscito di casa vestito con le giacche ridicole di questo Don Pasquale e di questo Dottor Malatesta, perché il riferimento reale del regista Gianni Marras e dello scenografo e costumista Davide Amadei non è tanto un'epoca precisa ma il mondo dell'avanspettacolo e del varietà: sembrava di rivedere vecchi filmati con i giovanissimi Alberto Sordi, Paolo Panelli e Bice Valori, però non in bianco e nero ma coloratissimi. Come nell'avanspettacolo ci sono erano pochi mezzi (due siparietti e costumi poveri ma buffi) e tante idee, tanto ritmo comico, tanto senso del teatro. È un fuoco di fila di idee esilaranti e sempre ben agganciate alla musica (non per niente il regista è anche musicista) e quasi non ci si accorge che manca qualcosa, precisamente la satira dei personaggi e la tenera malinconia romantica: pazienza, per una volta se ne può fare a meno. Il pubblico è stato al gioco e si è divertito come rarissimamente succede in un teatro d'opera. Le risate, e i tentativi di trattenere le risate che alla fine scoppiano ancor più irrefrenabili, punteggiano la recita dall'inizio alla fine, diventando parte integrante dello spettacolo, come durante la serenata di Ernesto, che si presenta alla ribalta con una giacca rosa e con un microfono in mano, attorniato da un coretto sul genere dei Quattro più Quattro di Nora Orlandi: oltretutto è un modo geniale di salvare la situazione, perché così la voce un po' tremula di David Sotgiu non sembra più inadeguata e diventa la perfetta imitazione d'un cantante di musica leggera di quegli anni, un po' Claudio Villa e un po' Adamo. La direzione di Laurent Campellone, trentenne dotatissimo vincitore dell'ultimo Concorso per giovani direttori d'orchestra "Franco Capuana", è brillantissima, rapidissima, spiritatissima ma anche elastica e capace di sottolineare i dettagli strumentali e di dare respiro alle voci. Non per caso gli stessi cantanti che una settimana fa erano apparsi pallidi nella prima opera della stagione dello Sperimentale - il Filosofo di Campagna - sono rivitalizzati da questa regia e da questa direzione. Maura Menghini questa volta è molto disinvolta, simpatica e pepata sia come attrice che come cantante. David Sotgiu è un Ernesto scenicamente perfetto e lascia intravedere delle buone intenzioni musicali, che tuttavia un'impostazione vocale precaria (ma le possibilità ci sarebbero e andrebbero solo valorizzate) non gli permette di realizzare sempre al meglio. Come gli altri due compagni di corso dello Sperimentale, anche Oliviero Giorgiutti (Malatesta) diventa nelle mani di Marras un consumato attore comico e in più ha una vocalità più solida, sebbene con qualcosa da rifinire. Leonardo Galeazzi è un po' più esperto degli altri (è il secondo anno che partecipa allo Sperimentale) e si nota: la sua voce giovane, pulita e ben controllata libera Don Pasquale dalle gigionerie e delle approssimazioni dei cantanti in fine di carriera di cui questo ruolo è spesso preda. Bravissimo anche il mimo Graziano Petrini, che è maggiordomo, modista, parrucchiere, giardiniere e quant'altro e acquista anche la voce (naturalmente tremula e nasale come si conviene al personaggio) quando deve indossare le vesti del notaio.
Interpreti: Bassano/Menghini, Fiore/Sotgiu, Galeazzi/Rinaldi
Miliani,Giorgiutti/Taormina, Petrini
Regia: Gianni Marras
Scene: Davide Amadei
Costumi: Davide Amadei
Orchestra: Orchestra OTLIS - Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto
Direttore: Laurent Campellone
Coro: Coro Lirico Sperimentale di Spoleto
Maestro Coro: Claudio Fabbrizi