Ha un lungo curriculum alle spalle, dirige due importanti teatri americani, non lo si può più considerare un dilettante: Placido Domingo è ormai un direttore vero, ma non un grande direttore. A differenza di quando canta, non ha personalità: la sua "Aida" è cantabile, lineare, tradizionale, non offre nulla che non si sia ascoltato in cento altre occasioni (sorprendentemente è l'accompagnamento delle voci ad essere l'aspetto più routinier, ma è proprio quel che i suoi colleghi cantanti vogliono). E la tecnica non è saldissima: gli splendidi impasti orchestrali gli escono un po' spenti e gli scappano vistose sfasature tra buca e palcoscenico (sono un'attenuante i soliti problemi dei grandi spazi all'aperto, quando solisti e coro, allungati su un fronte di decine di metri, non si sentono tra di loro e non sentono nemmeno l'orchestra). Ma alla fine la sua "Aida" arriva felicemente in porto, accolta da grandi applausi, ed è quanto ci si aspetta da una "Aida" caracalliana.
I cantanti sono un gruppo eterogeneo. Apre le danze Mario Malagnini con una voce ancora giovanile, duttile e luminosa, da tenore lirico, ma abbastanza robusta da reggere il peso di "un trono vicino al sol" e di "sacerdote, io resto a te": l'interprete però non è certo da brivido. Isabelle Kabatu (Aida) è più coinvolgente, nonostante il timbro privo di attrattive. Mariana Pentcheva contralteggia e scolpisce un'Amneris autoritaria e virile. Juan Pons ha una classe superiore e quando entra in scena ridimensiona tutti.
Quella di Paolo Micciché è una scenografia grandiosa ma virtuale, realizzata con proiezioni che ricoprono interamente il fondale e le quinte del palcoscenico e anche i colossali ruderi romani. Talvolta le immagini cambiano anche due o tre volte durante un'unica scena e allora si ha l'impressione di sfogliare un enorme libro di foto dell'Egitto, ma la scena del trionfo è suggestiva, moderna, molto spettacolare e finalmente liberata dal kitsch.
Interpreti: Valayre/Carola/Kabatu, Pentcheva/ omloshi/Brioli, Malagnini/Fraccaro, Pons/Meoni/Giovine, Prestia/Zanazzo/Caforio
Regia: Paolo Micciché
Scene: Antonio Mastromattei
Costumi: Alberto Spiazzi
Corpo di Ballo: Corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma
Coreografo: Juan de Torres
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Placido Domingo / Stefano Reggioli
Coro: Coro delTeatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Andrea Giorgi