Difficile amare Bianca
Una realizzazione scenicamente sbagliata e musicalmente non travolgente di una delle opere serie di Rossini più rare e meno fortunate presso pubblico e critica
Recensione
classica
L'impianto è ipertradizionale: riproduzioni fotografiche di piazzetta san Marco, palazzo ducale e altri luoghi veneziani, sormontate da un colossale leone di san Marco. E anche i costumi (veramente brutti) rispettano l'ambientazione veneziana e rinascimentale. L'aspetto originale sta in due grandi pannelli di vetro semoventi, dietro i quali, nelle intenzioni dello scenografo, si dovevano intravedere controfigure dei personaggi che ne evidenziassero le motivazioni, i pensieri, i sentimenti. Sarebbe bastato che Hans Schavernoch avesse fatto una telefonata a Jean-Louis Martinoty per farlo desistere da questa (balzana) idea: per il regista infatti la drammaturgia rossiniana è non solo priva di ogni motivazione e ogni psicologia ma è addirittura assurda, cosicché si diletta a fare della ironia goliardica, evidenziando i risvolti assurdi di alcune situazioni. Per il resto, nulla. Una regia insensibile, noiosa, stupida. Di certo non è quel che ci vuole per far amare un'opera ricca di belle pagine ma frammentaria, che fatica a ingranare. Non aiuta molto nemmeno la direzione accurata ma timida e incerta sulla direzione da prendere di Renato Palumbo, che pare egli stesso poco convinto di quest'opera.
Nelle repliche i cantanti hanno superato i problemi di nervosismo e di salute che li avevano frenati alla prima. Daniela Barcellona aggiunge un altro personaggio alla sua galleria rossiniana di giovani guerrieri innamorati e lo fa in modo regale, nonostante sia infagottata in costumi orribili. Maria Bayo è un soprano leggero ma col cuore e con la tecnica riesce a dare vita a un personaggio rossiniano tra i più complessi, anzi quanto più la situazione e la vocalità diventano drammatiche tanto più tira fuori le unghie e convince. Francesco Meli è costretto a cantare un ostico ruolo di tenore "cattivo" trascinandosi avanti e indietro su due stampelle da invalido: ha appena venticinque anni, è bravo e col tempo diventerà più incisivo e autorevole. Bene anche Carlo Lepore.
Note: nuova produzione
Interpreti: Bayo, Barcellona, Bonomelli, Benini, Meli, Lepore
Regia: Jean-Louis Martinoty
Scene: Hans Schavernoch
Costumi: Daniel Ogier
Orchestra: Orquesta Sinfonica de Galicia
Direttore: Renato Palumbo
Coro: Coro da Camera di Praga
Maestro Coro: Lubomir Matl
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