Défilé Decouflé
A TorinoDanza e MITO, spettacolo dei corpi nello spettacolo del coreografo francese
Recensione
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Quei minuti di sfilata diagonale degli otto ballerini e ballerine con incedere sadico alla Helmuth Newton, sotto tagli di luce violenti, mentre i beat live di Labyala Nosfell e Pierre Bourgeois spaccano l’aria, sono il capolavoro dello spettacolo “Octopus”, del coreografo Philippe Decouflé, in prima italiana a TorinoDanza, per l’organizzazione del Teatro Stabile, e incuneato dentro il festival MITO. I sette dalla pelle bianca e il gran pezzo d’ebano (una specie di Balotelli indubbiamente più raffinato) sfilano quasi nudi ancheggiando su tacchi a spillo: la falcata è androgina, unisex, no trans. Tutto il tempo, tra inediti sorprendenti giochi di grafica elettronica intorno ai corpi danzanti, tra tappeti srotolati e arrotolati, grovigli appunto tentacolari (da polpo, “octopus"), con le indubbie due varietà di petto nudo gli otto sono corpi di equivalente instancabile bellezza.
La musica di Nosfell e Le Bourgeois non è affatto un nastro subalterno al balletto: i due polistrumentisti sono in boccascena, recitano anche loro, il falsettista sa passare da un canto angelico femmineo a un vellutato maschilissimo blues. Sui tamburi ogni tanto viene a picchiare un danzatore o una danzatrice; al pianoforte una volta arriva una danzatrice che ha anche recitato, seminuda, un testo esilarante di Christophe Salengro o Gherasim Luca.
Decouflé sa davvero fare spettacolo multimediale; in questi 90 minuti tiratissimi, pieni di energia, c’è tutto: teatro, musica, danza, video, arte, letteratura. Il momento più perfetto? Quando il “Dio nero” intreccia una delicata danza di dita di piedi e piedi e caviglie e polpacci e cosce con la più efebica, lattiginosa, rosea delle colleghe: in platea ci si trattiene a stento dall’invasione di campo...
La musica di Nosfell e Le Bourgeois non è affatto un nastro subalterno al balletto: i due polistrumentisti sono in boccascena, recitano anche loro, il falsettista sa passare da un canto angelico femmineo a un vellutato maschilissimo blues. Sui tamburi ogni tanto viene a picchiare un danzatore o una danzatrice; al pianoforte una volta arriva una danzatrice che ha anche recitato, seminuda, un testo esilarante di Christophe Salengro o Gherasim Luca.
Decouflé sa davvero fare spettacolo multimediale; in questi 90 minuti tiratissimi, pieni di energia, c’è tutto: teatro, musica, danza, video, arte, letteratura. Il momento più perfetto? Quando il “Dio nero” intreccia una delicata danza di dita di piedi e piedi e caviglie e polpacci e cosce con la più efebica, lattiginosa, rosea delle colleghe: in platea ci si trattiene a stento dall’invasione di campo...
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