Contro ogni confine
Bologna: la prima di - qui non c'è perché- di Molino da Primo Levi
Recensione
classica
Il "qui non c'è perché" di Primo Levi scavalca la sua atroce circostanza per farsi emblema del disorientamento senza confini in cui è gettato l'uomo contemporaneo. Il primo confine destituito d'ogni valore è ovviamente quello tra bene e male, ma l'atto di inclusione delle forze e degli elementi in un tutto indiscriminato trova specchio nelle scelte estetiche di Andrea Molino, Giorgio Van Straten, Wouter van Looy, tutti ugualmente autori di quest'opera multimediale in cui suoni, immagini, azioni sono sempre a cavallo tra realtà e virtualità, sono sempre componenti integrate una nell'altra. E ancora i confini si fanno impercettibili. L'assenza di confini si impone in "- qui non c'è perché -" come affermazione di modernità, di fronte alla quale l'apparire dei muri innalzati dall'uomo (da quello che divide israeliani e palestinesi, a quello che divide statunitensi e messicani) è dipinto in tutta la sua violenza. La musica "pulsante" (come l'aveva programmaticamente definita lo stesso Molino) è il motore di un'azione compulsiva, che trova un momento di requie solo di fronte all'abisso, quello dell'infanticidio da parte di una madre, affidato all'ottima Anna Linardou. Negli altri quadri, giganteggia David Moss: è alla sua duttilità e all'intelligenza con cui utilizza la sua splendida voce che si affida il peso del tutto. E non è un caso che sia così: David Moss è ormai un'icona riconosciuta del postmodernismo nel quale la ricerca musicale sembra muoversi ancor oggi, facendo ancora tremar qualcuno per l'abbandono di alcuni canoni o a causa di agglomerati di forme e sostanze, quando invece sembra, a questo punto, che l'epoca e l'estetica postmoderna non siano in grado di superare loro stesse e la loro (superata per chi la fa, chissà per chi la riceve) portata iconoclasta.
Interpreti: David Moss Anna Linardou Institute of Living Voice BLINDMAN
Regia: Wouter van Looy
Scene: Ief Spincemaille
Costumi: Johanna Trudzinsky
Orchestra: Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Andrea Molino
Luci: Daniele Naldi
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.
classica
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista