La torta con le candeline l'ha probabilmente avuta dietro le quinte. Intanto, a scena aperta, si è beccato una valanga di applausi e il duplice omaggio dell'orchestra che ha intonato per lui "Happy Birthday" e gli ha lanciato dalla fossa una decina di coloratissimi mazzi di fiori. Jean-Philippe Lafont, trionfatore nel ruolo eponimo del "Falstaff" di Bastille, non poteva forse immaginare di festeggiare in maniera più clamorosa il suo compleanno. È stata la nota intima che ha creato ancora di più una stretta complicità tra il cantante e il pubblico che di colpo ha realizzato che la finzione era finita. Dopo due ore di spettacolo, avevamo finito per credere che il cantante e il suo personaggio fossero un tutt'uno, che l'uno vivesse attraverso l'altro. Certo il "physique du rôle" l'ha aiutato. Ma non è solo questione di corporatura. In realtà, il possesso così profondo della parte non può che passare attraverso la musica. Quello che "accadeva" su scena era molto di più di quello che vedevamo o di quello che il testo raccontava: la musica si è confermata il vero motore dell'azione. E certo questo è stato possibile grazie alla sensibilità dei cantanti, dell'orchestra e del suo direttore James Conlon. Non a caso anche Susan Neves è sembrata, senza dubbio, un'Alice ideale. Eppure niente lo avrebbe fatto pensare a giudicare il suo fisico. Ma il canto ha fatto il miracolo. Sì perché il soprano americano è dotato di un timbro ammaliatore, di una voce leggera che è però pure sostenuta da un volume di tutto rispetto. Grazie alla musica, appare come una verosimilissima seduttrice, un po' civettuola. Brava l'italiana Patrizia Ciofi che aveva già interpretato Nannetta a Bastille nel 1999. Gustosissima Kathleen Kuhlmann nella parte di Mrs Quickly. L'orchestra dell'Opéra national de Paris ha mirabilmente assecondato l'eccezionale cast. Conlon si è mostrato, ancora una volta, perfettamente a suo agio nel repertorio post-romantico: spesso imbarazzato dalla sintassi tipica del melodramma italiano romantico, il direttore americano è invece capace di grandi letture d'insieme. Una visione globale che non cede a sfilacciature. Se questo "Falstaff" ha avuto tanto successo, è certo anche grazie al regista Dominique Pitoiset. Se il suo "Don Giovanni" prodotto proprio da Bastille era parso ingombrato di dettagli inutili, al contrario questa sua nuova produzione ha funzionato come l'ingranaggio di un'orologeria. A parte forse qualche tentazione di sovraccaricare la scena (all'ultimo atto, lo scheletro del Papa che si affaccia alla finestra, simulando una benedizione artatamente guidata dal pio factotum è francamente gratuita), la lettura di Pitoiset è efficace. Tutto ruota intorno ad una fabbrica londinese in disuso. Eppure con pochi dettagli scenici, il regista riesce a creare la magia: un momento indimenticabile la scena delle finte fate. "Tutto nel mondo è burla"? Sarà pure vero. Ma la commedia per riuscire va presa molto sul serio. Verdi docet. E l'équipe di Bastille sembra avere imparato la lezione.
Interpreti: Jean-Philippe Lafont, Sir John Falstaff; Stefano Antonucci, Ford; Charles Castronovo, Fenton; Ian Caley, Dottore Cajus; Sergio Bertocchi, Bardolfo; Miguel Angel Zapater, Pistola; Susan Neves, Alice Ford; Patrizia Ciofi, Nannetta; Kathleen Kuhlmann, Mrs Quickly; Louise Callinan, Meg Page
Regia: Dominique Pitoiset
Scene: Alexandre Beliaev
Costumi: Elena Rivkina
Orchestra: Orchestra dell'Opéra national de Paris
Direttore: James Conlon
Coro: Coro dell'Opéra national de Paris
Maestro Coro: Peter Burian