Carmen primadonna del circo della vita
Nuova produzione della Carmen all'Opera di Liegi, firmata da Henning Brockhaus
Direzione musicale di Speranza Scappucci rigorosa e cast di voci all’altezza in una messa in scena che cerca strade nuove con un risultato dal sapore però di compromesso. Era da tempo che Henning Brockhaus carezzava l’idea di ambientare Carmen in un circo-arena circondato da palchi, vero e proprio palcoscenico della vita dove basta cambiare qualche elemento e tutto può accadere, e l’idea funziona anche grazie ad una gestione ferrea dei tanti personaggi in scena –cantanti, coro, acrobati, ballerini, bambini, animali veri e finti, ecc. – che facilmente avrebbero potuto creare confusione e invece si intrecciano in un disegno chiaro, anche se qualche elemento (come la donna con pancione e una Micaela con cane al guinzaglio che sembra la Fata Turchina) non sono immediati da decifrare nel loro significato.
Inoltre Brockhaus ha deciso di tornare all’origine della Carmen, non solo preferendo i dialoghi parlati al posto dei recitativi scritti successivamente, ma pensando l’opera per un pubblico desideroso di un divertimento un po’ libertino, come era quello dell’Opéra Comique dell’epoca. Certe idee di rappresentare la sensualità sino alle sue espressioni estreme da bordello, però – ha ammesso lo stesso regista – sono state mitigate per creare uno spettacolo per famiglie, in fondo casto, alla maniera parigina tutta lustrini e piume del Moulin Rouge, considerata più appropriato per l’Opera di Liegi. È qui che l’operazione di rilettura di Carmen risulta un po’ più debole. Se il sesso è solo suggerito, il finale di sangue è invece, al contrario, un colpo di teatro duro e assai realistico per niente depotenziato.
Un contributo determinante al successo complessivo dello spettacolo lo dà comunque il primo cast di voci, tutte di ottimo livello, in cui spicca l’interpretazione di Marc Laho che si dà a fondo come Don José, voce omogeneamente piena e dalla dizione chiarissima. Un po’ meno a suo agio nei movimenti, soprattutto nel primo tempo, è apparsa invece la mezzosoprano georgiana Nino Surguladze, che entra in scena su un finto elefante e appare come una sofisticatissima primadonna più che una selvaggia bohèmienne. Assai apprezzabile anche l’Escamillo maturo e dai bei legati di Lionel Lhote e Silvia Dalla Benetta, che nella parte della inusuale Micaela ha incantato il pubblico con le sue arie potenti e nitide.
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