Carmen alla Tcherniakov

Alla Monnaie elegante la direzione d’orchestra di Nathalie Stutzmann 

 

Carmen
Carmen
Recensione
classica
Monnaie di Bruxelles
Carmen
03 Giugno 2025 - 25 Giugno 2025

La Monnaie chiude la stagione con la Carmen di Bizet nella visione contemporanea e psicologica del regista Dmitri Tcherniakov, presentata in anteprima al Festival di Aix-en-Provence nel 2017 e che doveva debuttare poi a Bruxelles nel 2022, ma rimandata a causa della pandemia. Una produzione che continua a fare molto discutere, allontanandosi molto, forse troppo, dall’originale. La direzione musicale del maestro francese Nathalie Stutzmann, già anche apprezzato contralto, alla sua prima Carmen dal podio è stata invece molto applaudita, proponendo una lettura della partitura elegante e molto attenta ai dettagli, e ovviamente a cantanti e coro, mai cadendo in un’eccessiva enfasi folcloristica e popolare che invece involgarisce tante altre esecuzioni dell’opera. Solo che l’idea del regista russo di immaginare una seduta terapeutica basata sull’interpretazione di Carmen da parte di uomini e donne d’oggi, ha comportato anche la riscrittura, effettuata dello stesso Tcherniakov, dei recitativi tanto da creare una nuova struttura narrativa, al punto da chiedersi se ci si trova ancora di fronte alla Carmen di Bizet, oppure ad un nuovo lavoro il cui schema, oltretutto, potrebbe applicarsi altrettanto bene anche ad altre opere,  ad esempio l’Otello di Verdi, perché non specificamente legato a Carmen. Bravi comunque gli interpreti, con i ruoli principali affidati a due differenti cast. Alla première la parte della protagonista è stata cantata dal mezzosoprano svizzero  Eve-Maud Hubeaux, voce ramata che esordisce con sensualità nella sua irresistibile habanera “L'amour est un oiseau rebelle”, è una bruna statuaria dall’atteggiamento fiero, perfetto per la parte, ma qui il suo personaggio si raddoppia perché è quello di una terapeuta costretta al gioco di ruolo anche quando vorrebbe smettere. La parte sarà poi interpretata dal mezzo francese Stéphanie d'Oustrac che l’aveva ricoperto ad Aix al fianco del tenore americano Michael Fabiano, allora al debutto nel ruolo, che è tornato a rivestire i panni di Don José a Bruxelles dopo averlo interpretato con successo in tanti altri teatri. In Belgio dividerà il ruolo con il tenore tedesco-italiano Attilio Glaser. La nuova narrazione rende il personaggio di José ancora più visibilmente intrappolato in sentimenti che non riesce a controllare, tanto da volere continuare il gioco di ruolo anche quando il terapeuta lo dichiara terminato e Fabiano, con un po’ di rozzezza, forza i toni ma in modo coerente per mostrane tutta la rabbia e la disperazione del personaggio, ma anche sapendo ben esprimere dolcezza sopratutto quando cerca nel quarto atto per l’ennesima volta di convincere Carmen di tornare con lui. Per tutti gli altri ruoli invece solo un interprete. Quello di  Micaela è affidato al bravo soprano belga Anne-Catherine Gillet  che patisce il fatto che il suo personaggio è stravolto per diventare l’altra metà della coppia che non funziona ed arriva a cantare la sua celebre aria del terzo atto “Je dis que rien ne m'épouvante” in cui confida i suoi timori al Signore rivolgendosi invece ad Escamillo. Quest’ultimo è interpretato dal basso franco-irlandese Edwin Crossley Mercer e presentato come un boss in doppiopetto, occhiali neri e cellulare, bella presenza ma senza il necessario carisma e, infatti, malgrado il bel timbro, la sua celeberrima aria del toreador lascia freddi. Tra i tanti ruoli minori, si fanno notare i baritoni Christian Helmer nei panni del tenente Zuniga e Pierre Doyen in quelli del sergente Moralès; nonché il mezzo Claire Péron in quello di Mercedes e il soprano Louise Foor come Frasquita. E merita una citazione anche l’attore Pierre Grammont come Amministratore del gioco che da le istruzioni leggendo le indicazioni del libretto. Tutto si svolge nella stessa scenografia dall’inizio alla fine, arredata solo di divani, ma non appare noiosa. Le scene sono dello stesso regista, con i semplici costumi e le ottime luci realizzati insieme ai suoi stretti collaboratori Elena Zaitseva e Gleb Filshtinsky. La produzione ha mantenuto la sua freschezza, suscitando ancora riflessioni e dibattito, e la buona prestazione anche del coro, sopratutto nella seconda parte, e dell’orchestra della Monnaie, grazie alla direzione molto rispettosa della partitura della Stutzmann, contribuiscono a renderne molto gradevole l’ascolto. Infine il personaggio di Carmen è assassinato ma essendo un gioco di ruolo in realtà la donna non muore e questo finale diverso, per chi è stanco di assistere a femminicidi, è una piacevole sorpresa. 

 

 

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