Una cornice visiva e un impianto registico tradizionali per un allestimento che ha il suo punto di forza nella direzione di Yves Abel.
Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Giacomo Puccini
17 Maggio 2003
Il nuovo allestimento di "Madama Butterfly" fa il suo esordio in un San Carlo surriscaldato dalla temperatura già estiva e tuttavia pienissimo. Un titolo molto atteso, dopo sette anni di assenza: pochi di per sé, ma tanti in rapporto alla abituale frequenza con cui la "Butterfly" è stata rappresentata nelle stagioni sancarliane del passato; e il pubblico ha festeggiato questo ritorno in scena del capolavoro di Puccini con applausi convinti, egualmente distribuiti all'indirizzo di tutti gli artefici dello spettacolo. Scene e costumi concepiti da Michael Scott disegnano un'ambientazione decisamente tradizionale: un fondale panoramico dipinto a tinte tenui su cui si staglia la piccola casa e un grande ciliegio dal quale penzolerà per quasi tutta l'opera la bandiera americana. In questa cornice visiva si inserisce con coerenza la regia firmata da Gian Carlo Del Monaco che imprime all'azione scenica direttrici piuttosto usuali, accentuando notevolmente la rozzezza tutta americana di Pinkerton e attribuendo a Butterfly e Suzuki moine talvolta un po' stucchevoli. Lo spettacolo sarebbe destinato a rientrare nell'ambito di una pur dignitosissima consuetudine se non fosse per la conduzione di Yves Abel – vero punto di forza di quest'edizione - che immerge l'opera in una tinta traslucida, piegando il suono dell'orchestra con straordinaria morbidezza e tenendosi ben distante dalla tentazione di forzare gli effetti in senso veristico; un'interpretazione nel segno della leggerezza, da cui vengono fuori in tutta la loro piena evidenza le parentele strettissime del linguaggio di quest'opera con la cultura musicale francese fin de siècle. Sostenuti dal suono avvolgente creato da Abel, i cantanti tengono bene la scena. Sylvie Valayre torna a vestire i panni di Cio-Cio-San in un'opera che la vide già protagonista nell'ultimo allestimento visto al San Carlo per la regia di Bolognini; un ruolo che la Valayre sostiene ormai con grande sicurezza e con intenso piglio drammatico. Al suo fianco figurano molto bene sia Marco Berti, un Pinkerton pienamente convincente sia dal punto vista scenico che dal punto di vista vocale, che Franco Vassallo, uno Sharpless molto aderente alla parte; non sempre a suo agio invece Chiara Chialli nel ruolo di Suzuki. Gli altri personaggi ottengono nel complesso interpretazioni di buon livello da Carlo Bosi (Goro), Armando Gabba ( Yamadori), Luciano Graziosi ( lo zio bonzo), Mirella Caponetti ( Kate), Angelo Nardinocchi ( il commissario imperiale), Andrea Snarski (l'ufficiale del registro). Dà buona prova di sé anche il coro diretto da Ciro Visco.
Pier Paolo De Martino
Note: ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO DI SAN CARLO
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento