Butterfly dei nostri giorni

Torino: grande successo per il soprano cinese Hui He

(foto Ramella&Giannese)
(foto Ramella&Giannese)
Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giacomo Puccini
10 Novembre 2010
Secondo debutto di stagione ieri sera al Regio di Torino con una Butterfly in abiti contemporanei, ambientata dal regista Damiano Michieletto e dallo scenografo Paolo Fantin in uno dei paradisi porno per turisti che accolgono gli occidentali in ferie, a Tokyo come a Hong Kong, a Taiwan come forse ovunque nell’ormai ex-Estremo Oriente. «In teatro non c’è nulla di sacro. Non è un luogo di culto, è un luogo di libertà!», ha dichiarato il regista in altra occasione: e l’esito dello spettacolo gli dà ragione, la storia a prima vista esile e senza tempo di Cio Cio San aderisce alla nuova lettura senza scarti né forzature, guadagnando anzi in pregnanza drammatica. La casetta che ospita gli amori del marinaio americano e della sua piccola geisha è una scatola di plexiglass dalle pareti mobili, fragile rifugio, prigione e peep show insieme. La regia è intima, sobria, capace di animare il quadro senza scadere nella ridondanza, con effetti di grande naturalezza e idee forti, valga citare per tutti il finale da nodo alla gola, con la “pia” Kate trasformata in una presenza leopardata e cattiva, e Pinkerton (un efficace Massimiliano Pisapia) che in fretta e furia, dopo il suicidio di Butterfly, afferra il figlio e se lo porta via furibondo e scalciante. Gran merito per la bella riuscita va ascritto alla prova di Hui He, una Butterfly davvero sensazionale come ce l'avevano descritta, voce piena e calda, grande tecnica, aderenza con tutte le fibre al personaggio, dai sospiri del primo atto al crescendo drammatico del secondo. Messo nelle mani di questo soprano di razza (nonché di Pinchas Steinberg e degli ottimi complessi del teatro), il progetto diventa qualcosa di profondamente credibile: talvolta si discosta dalle intenzioni dichiarate, con risultati anche migliori. Cio Cio San non appare tanto come l'idiota emotiva descritta da Michieletto nelle note di sala, sembra più una che ha capito tutto, che in lampi agghiaccianti di lucidità vede approssimarsi il suo destino, e tuttavia, eroicamente, tiene fede alla sua fede - tutta umana - nell'amore che redime, trasformando l’illusione in uno spazio di lotta. E nel combattere la sua battaglia, che è una battaglia di dignità, raggiunge una profondità emotiva e psicologica che in altri allestimenti, più ricchi di obi, fiori recisi e bamboleggiamenti, va facilmente perduta.

Interpreti: Madama Butterfly: Hui He, Raffaella Angeletti; Pinkerton: Massimiliano Pisapia

Regia: Damiano Michieletto

Scene: Paolo Fantin

Costumi: Carla Teti

Orchestra: Orchestra del Teatro Regio

Direttore: Pinchas Steinberg

Coro: Coro del Teatro Regio

Maestro Coro: Claudio Fenoglio

Luci: Marco Filibeck

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