Bonifazio Graziani, la riscoperta di un musicista del periodo barocco

La sua Missa “Vestiva i colli” in prima esecuzione moderna al Roma Festival Barocco

Bonifazio Graziani (Foto Marta Cantarelli)
Bonifazio Graziani (Foto Marta Cantarelli)
Recensione
classica
Roma, Basilica di Sant’Apollinare
Bonifazio Graziani
24 Novembre 2024

Questo è un periodo molto impegnativo per i romani appassionati della musica barocca. I concerti dedicati a quel periodo della musica si susseguono a ritmo serrato nelle stagioni di Accademia di Santa Cecilia, IUC e Gonfalone e nei vari festival come Un Organo per Roma, Festival Internazionale de L’Architasto, Roma Festival Barocco e Giornate Carissimiane. E spesso si sovrappongono, come nel caso del concerto dell’Architasto dedicato a Sigismondo d’India, compositore noto grazie alle storie della musica e a qualche incisione ma quasi mai ascoltato dal vivo, e del concerto inaugurale del diciassettesimo Roma Festival Barocco. Dopo molte incertezze si è optato per il secondo, dedicato a Bonifazio Graziani, che oggi è conosciuto soltanto agli specialisti ma che in quanto maestro di cappella della Chiesa del Gesù e del Seminario Romano fu un personaggio importante nella Roma della metà del Seicento, quando la città dei papi era tra le capitali della musica. Il concerto ha presentato in prima esecuzione moderna la sua Messa “Vestiva i colli” a cinque voci e organo, tratta dal Primo libro delle Messe del 1671, pubblicato postumo come gran parte della sua musica, a dimostrazione della perdurante notorietà e stima che accompagnava la sua musica, cosa allora non così scontata.

Graziani è considerato uno dei più importanti autori di musica sacra nel moderno stile concertato ma questa Messa proclama che la polifonia di Palestrina restava un modello, in quanto è una “parafrasi” del suo madrigale Vestiva i colli,  edito più di cent’anni prima. Si tratta dunque di una Messa polifonica, però la presenza dell’organo indica che le cinque voci cominciano ad essere considerate nel loro rapporto verticale armonico altrettanto che nel loro sviluppo orizzontale polifonico. E tra le cinque voci emerge la più acuta, il cantus primus, mentre le altre quattro restano leggermente in secondo piano e come inglobate nel supporto strumentale dell’organo, in quest’esecuzione rinforzato da contrabbasso e due tiorbe. Graziani raggiunge un bell’equilibrio tra questi due aspetti ma non brilla per originalità, d’altronde in una Messa non erano gradite manifestazioni di una creatività troppo personale.

Oltre a questo primo incontro con Graziani, il concerto presentava altri motivi d’interesse, in quanto proponeva una ricostruzione - piuttosto libera - dell’intera musica di una celebrazione della Messa a Roma nel Seicento. Iniziava con un Introito consistente in una versione strumentale del madrigale “Vestiva i colli” di Palestrina, in cui brillavano il violino di Paolo Perone e il raro cornetto di David Brutti. Alternate alle cinque parti dell’Ordinarium della Messa, si sono ascoltate altre versioni sia vocali che strumentali del madrigale palestriniano e anche una Toccata per l’Elevazione di anonimo e lo splendido mottetto Gaude Maria Virgo  di Tomas Luis de Victoria. E per finire Regina Coeli  a cinque voci dello stesso Graziani, ancor più pregevole della sua Messa.

Michele Gasbarro ha diretto il suo ensemble Festina Lente in esecuzioni irreprensibili, che univano la severità dello stile romano a quel certo grado di libertà ed edonismo connaturato alla musica barocca. La Basilica di Sant’Apollinare era strapiena: gli ascoltatori non hanno applaudito – come gli era stato richiesto – durante il concerto ma alla fine gli applausi sono risuonati a lungo e ben sonori. 

 

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