Il Messiah non ha una vera trama. Il suo testo è piuttosto una riflessione sulla figura – non concreta – del redentore e sul ruolo della redenzione. L’idea di una versione in forma scenica di questo oratorio sembrerebbe quindi una sfida persa in partenza. Chi ne avesse la possibilità potrà guardare il 13 aprile sulla rete televisiva Arte la trasmissione completa di questo allestimento e rendersi conto del contrario. Sono scelte apparentemente arbitrarie a guidare la resa scenica di Guth, che inventa una trama parallela costruita sulle situazioni emozionali che portano l’essere umano a porsi domande metafisiche e a rivolgersi a un dio. I solisti interpretano tre uomini, forse fratelli, e le loro famiglie. Uno di loro, reso da un ballerino, si suicida. La storia parte dal funerale, ma in una serie di flashback si va a ritroso per poi giungere nuovamente alla stessa scena e continuare, con il ballerino a interpretare a seconda delle situazioni un personaggio morto o vivo. Il pubblico viene posto di fronte ai motivi e alle conseguenze di questo gesto estremo, alle reazioni dei familiari, a tradimenti, sensi di colpa e, infine, alla speranza di redenzione. L’impatto scenico è molto forte, rimane impresso. In tale dimensione drammatica la partitura di Händel assume nuovi contorni. Il cast viennese è eccezionale: la differenziazione dinamica e i piano mozzafiato di Gritton e Horak; il parossismo espressivo ma non spropositato di Metha; l’incisività e intensità scenica di Croft e Boesch; il coro in grado di trasmettere la trasparenza polifonica nonostante i movimenti scenici e le coreografie. Gli interpreti devono agire teatralmente e la dimensione vocale ne risente. Anche l’orchestra ha ricercato l’effetto drammatico, come a voler fare un’opera di un oratorio.
Note: Cooproduzione con L'Opéra National de Lorraine Nancy
Drammaturgia: Konrad Kuhn
Interpreti: Susan Gritton, Cornelia Horak, Martin Pöllmann, Richard Croft, Bejun Mehta, Florian Boesch.
Ballerino: Paul Lorenger
Interprete in lingua dei segni: Nadia Kichler
Regia: Claus Guth
Scene: Christian Schmidt
Costumi: Christian Schmidt
Coreografo: Ramses Sigl
Orchestra: Ensemble Matheus
Direttore: Jean-Christophe Spinosi
Coro: Arnold Schoenberg Chor
Maestro Coro: Erwin Ortner
Luci: Jürgen Hoffmann