Bianconissimamente
Il pianista esplora i contrasti di Bartók e Debussy al Printemps des Arts
Recensione
classica
Dopo la seconda serata del primo weekend al festival Printemps des Arts, Bartók continua a essere filo conduttore di un discorso musicale sul Novecento, alternato stavolta a Debussy, per una domenica interamente dedicata all’interprete Philippe Bianconi e ai suoi amici musicisti, tra l’Hotel de Paris e la Salle Garnier di Monte-Carlo. Sarebbe semplicistico e riduttivo dire che si oppongono da un lato lo spirito tellurico, dall’altro i suoni dell’acqua. Di sicuro due diverse derive del romanticismo. Così Bianconi esplora i contrasti (non senza qualche affinità) tra i due compositori e soprattutto all’interno dell’opera di ognuno di loro, al pianoforte solo e con alcune pagine cameristiche. Del maestro del modernismo musicale francese mette in rilievo le diverse sfaccettature perché il Debussy più nebuloso e scivoloso è quello dei “Preludi” di cui ha dato un’ottima interpretazione timbricamente ricchissima che fa venir fuori ogni pezzo col suo carattere distintivo. Ma questo Debussy – sembra dirci Bianconi con la sua lettura – è molto diverso per esempio da quello di “En blanc et noir” (eseguito insieme a una bravissima Dana Ciocarlie). Ed è ancora altra cosa rispetto alla "Rapsodia ungherese n. 1 per clarinetto e pianoforte" laddove mirabile è stata l’esecuzione di Florent Héau.
Ma il vero culmine, evidentemente costruito per contrasti, si ha con la Sonata per due pianoforti e percussioni con cui i due pianisti affiancati dai percussionisti Emmanuel Curt e Florent Jodelet hanno letteralmente infiammato il pubblico.
Interpreti: Philippe Bianconi, Dana Ciocarlie, Nathanaël Gouin (pianoforte), Florent Héau (clarinetto), Geneviève Laurenceau (violino), Emmanuel Curt e Flaurent Jodelet (percussioni)
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