Beethoven secondo Chailly
Milano: alla Scala l'inaugurazione della stagione della Filarmonica
Lo scorso settembre Riccardo Chailly aveva già proposto la Quarta di Beethoven, in apertura dell'integrale delle sinfonie tenendo presente le indicazioni del metronomo originale, ora nel concerto inaugurale della stagione della Filarmonica della Scala le ha nuovamente seguite nell'affrontare la Seconda e l'Eroica. Scansione ortodossa a parte, la Seconda nella sua lettura non è parsa affatto espressione dell'iniziale fase creativa del compositore, come si è soliti ripetere, ma piuttosto un netto voltar pagina con la tradizione per i forti contrasti, i colori che ne sono emersi. Materiali sonori che potrebbero aver influenzato il giovane Schubert. A parte questo, viene spontaneo anche il collegamento fra l'ultimo tempo della sinfonia e il tema delle Creature di Prometeo, ripreso nel finale della Terza, in una ideale parabola. L'ottima esecuzione della Seconda ha avuto come elemento di forza una tensione continua che ha dato senso unitario a tutta la sinfonia. Insomma una bella sorpresa.
Non è successo altrettanto con la Terza, nella quale accanto alle sontuose e controllatissime sonorità del primo e dell'ultimo movimento, la marcia funebre è parsa impoverita della tradizionale dolorosa sacralità, anche se in compenso ne è sortita un'analisi dettagliata delle sezioni orchestrali. La Filarmonica, che con Chailly ha un'intesa sempre più solida, era in ottima forma, specie i fiati. Curatissimi e vigorosi gli interventi dei corni che intervengono spesso allo scoperto.
Il concerto è stato dedicato alla memoria di Fabrizio Saccomanni, presidente di Unicredit e della Filarmonica della Scala, scomparso lo scorso agosto. A fine serata il pubblico ha tributato calorosi applausi all'esecuzione della Terza, mentre era stato più avaro con la Seconda.
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