Beatrice Rana e il doppio recital d’apertura al Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Un viaggio nel pianismo "francese"
Doppio concerto, la sera di sabato e la matinée di domenica scorsa per l’inaugurazione della nuova stagione musicale del Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Un recital attesissimo con la stella italiana del pianismo internazionale Beatrice Rana.
Con un immane lavoro logistico e organizzativo da parte di tutto lo staff del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, in questa apertura mai tanto desiderata per un concerto nato in collaborazione con l’Accademia di Studi Pianistici “Antonio Ricci”, l’ottima Beatrice Rana ha dimostrato di sostenere la causa con grande sensibilità, artista in tutto, rendendosi disponibile al doppio concerto, a poche ore l’uno dall’altro, con un programma assolutamente impegnativo, di certo per pochi.
Beatrice Rana non ha bisogno di presentazioni e la tempra della sua tecnica solidissima e del suo stile interpretativo, luminoso, giocoso e coloratissimo, l’ha rivelata sulle corde di un programma pieno di interesse, rivelatore, francese non per l’origine degli autori ma per il fatto che lì, e specificatamente a Parigi, molto hanno operato: i Quattro Scherzi di Chopin nella prima parte, il Quaderno n. 3 da Iberia di Albéniz e il poema coreografico La Valse di Ravel nella seconda.
«Una scelta in parte voluta e in parte casuale», ci racconta alla fine di un concerto meraviglioso, riuscitissimo, commovente. «Sicuramente la seconda parte è nata così, volutamente pensata così. Ovvero un confronto pianistico tra l’anticipazione di quel che sta per succedere in Francia a cavallo tra Otto e Novecento, e la retrospettiva di quel che poi è successo, con La Valse. Nel caso di Chopin, non era in programma che studiassi gli Scherzi, ma quando mi son trovata come tutti a dover stare chiusa in casa, mi sono messa a studiarli. Una sorta di “diario del lockdown”, in ottima compagnia, e nello studiarli ho sentito che erano giusti per il programma».
Brillantezze e profondità, rivelate nell’insieme di una coerenza interpretativa vibrante nelle forti dinamiche, unitaria pur le diversità d’intenti di questi grandi quadri dove lo scherzo si muove tra slanci e struggimenti inafferrabili, che Beatrice Rana invece raccoglie e coglie appieno e dona compiutamente nelle sottigliezze di una ricerca timbrica e un carattere forte e affascinante.
Fantasmagorica la seconda parte di concerto, già nelle polimetrie e nei colorismi iberici dal Quaderno n. 3 di Albéniz. Un trittico entusiastico e folgorante a rivivere Granada, i canti andalusi e i paesaggi madrileni, in un fremente danzare d’incursioni dove trovano posto anche l’habanera e il tango. La si è sentita tutta, la voglia, la passione, l’irrinunciabile vocazione a suonare di Beatrice Rana. Ha regalato meraviglie, rese totalizzanti nel finale con La Valse. Estasi, allucinazioni, vortici e sfrenatezze, come altro descrivere questo sfavillante poema coreografico che l’eccellente interprete ha reso persona, in virtù di un controllo assoluto e profondissimo sentimento, nella resa di una tempesta emotiva dirompente.
Applauditissima, più volte è stata richiamata sul palco a ricevere i commenti esaltanti del pubblico, regalando un bis nel ritorno a Chopin.
Ancora due parole con Lei alla fine di un concerto memorabile. Visibile la sua gioia del suonare nuovamente dal vivo:«Quando ho sentito nuovamente un’orchestra suonare dal vivo, mi son messa a piangere. Mi chiedevo e mi chiedo ancora come sia possibile che queste occasioni siano diventate una rarità. Io combatterò con tutte le mie forze affinché la musica possa continuare ad essere condivisa, insieme».
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