Barocco digitale
Fennesz alla Reggia di Venaria per "Musica a Corte"
Recensione
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Musica a Corte – Ambienti Digitali (rassegna organizzata con la collaborazione di Xplosiva e Musica 90), apre all’elettronica la magnifica Reggia di Venaria, in un non inedito ma efficace sovrapposizione tra suoni della contemporaneità e architetture del passato. Dopo l’apertura affidata alle “Versailles Sessions” del messicano Murcof (venerdì 9 maggio), spazio al glitch dell’austriaco Fennesz. Lo scenario è il candido barocco della chiesa di Sant’Uberto, con i suoi intonaci bianchi. Fennesz, Fender Jaguar al collo e laptop davanti, è il campione di un’elettronica raffinata, liquida, “lagunare” - ha scritto qualcuno in riferimento al disco “Venice”, uno dei suoi capolavori. Nel concerto di Venaria la musica di Fennesz sembra amplificare solo alcuni caratteri della sua versione su disco, rischiando di tralasciare il suo carattere empatico. In affioramenti punk (e qui le sue origini si manifestano), quasi in auto-protesta alla stessa evanescenza del proprio flusso, Fennesz maltratta la chitarra, grattugia le corde fino a portare, sound on sound, i crescendo in un sublime limite acustico (il risultato, non da sottovalutare, è il ribaltamento di una cassa, sforzata dal troppo suono). Tra aperture liriche e momenti introspettivi, si può razionalizzare l’unica pecca: l’assenza, a tratti, di coinvolgimento emotivo. Non manca la qualità ma piuttosto il tempismo, la voglia sintattica di dipanare, nell’arco di un’ora e trenta, un “discorso”. Di assecondare i tempi e la natura emozionale della propria musica. La splendida location non è sfruttata al meglio: poca regia luci, la chiesa si manifesta nello splendore della sua penombra priva di neon a concerto terminato.
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