Bach va al circo
A Jesi Caffè Bach, tra circo e musica, in collaborazione con El Grito - Circo Contemporaneo all’antica
Inaugura la stagione lirica di tradizione del teatro “G.B. Pergolesi” di Jesi, il 1° dicembre, la prima esecuzione assoluta di Caffè Bach, inedita formula di spettacolo che mette insieme due realtà, quella dell’opera e del circo, molto vicine fin dal Settecento nelle storie dei teatri europei e dei loro impresari. “CircOpera” dunque, come la definisce il suo ideatore Giacomo Costantini, che ne ha curato regia e scene e ne è stato uno dei protagonisti; le rielaborazioni musicali e le esecuzioni invece erano a cura rispettivamente degli allievi dei conservatori di Cesena e di Fermo.
Lo spettacolo di Costantini rielabora in modo libero la partitura della Cantata del caffè di Bach, scritta per essere eseguita nel Caffè Zimmermann di Lipsia, sede del Collegium Musicum, incorniciandola e inframezzandola con musiche bachiane tra le più famose e popolari. Sulla scena i tre protagonisti: il narratore Antonio Garés, tenore ma all’occorrenza anche chitarrista; il baritono Andreas Gies nei panni del padre, che ha anche diretto il piccolo ensemble (violino, violoncello, fisarmonica e appunto chitarra) ed eseguito la parte obbligata del flauto: davvero acrobatico nel terzetto finale dove alternava il canto allo strumento! E infine il soprano Sabrina Cortese, bella e duttile voce che interpretava la figlia, pattinando!
Ma le acrobazie più sorprendenti sono state quelle dei tre artisti circensi di El Grito - Circo Contemporaneo all’antica: Giacomo Costantini, musico che reinterpretava Bach non solo alla tastiera ma anche su una sorta di xilofono suonato con le boleadoras argentine; Andrea Farnetani, l’acrobata clown abile nella prestigitazione con tazzine di caffè; e Fabiana Ruiz Diaz, acrobata aerea, aspirante volatile ed esploratrice dello spazio interstellare per incontrare lo spirito di Bach, racchiuso nel disco d’oro che nel 1977 la NASA lanciò nello spazio.
Ma lo stesso Costantini invita “a non cercare una storia” e a perdersi nelle fantasie e nelle evocazioni dello spettacolo. La cui gradevolezza sta soprattutto nella cifra della originalità, della freschezza, della leggera lontananza dal reale, in accordo con l’ironia del libretto.
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