Ascesi alle Terme
Inedia prodigiosa di Lucia Ronchetti in prima assoluta a Roma, un evento alle Terme di Diocleziano
La prima assoluta di Inedia prodigiosa di Lucia Ronchetti (commissionata dal Teatro Massimo di Palermo) si è trasformata in un evento (in questo caso tale parola non ha assolutamente fastidiose connotazioni modaiole) che ha coinvolto non solo i pochi addetti ai lavori che seguono in genere tali rituali della musica contemporanea ma un pubblico molto più vasto, grazie anche a Romaeuropa e Accademia di Santa Cecilia, che ne hanno promosso tre esecuzioni in due giorni in uno spazio speciale, la più grandiosa aula delle Terme di Diocleziano: osare tutto questo per una novità assoluta che occupa da sola l'intero concerto ed esige circa centocinquanta voci, è stato un atto quasi temerario, ma ha dato i suoi frutti.
La Ronchetti ha scritto varie opere – tutte su commissione di teatri stranieri, ça va sans dire – ma anche la sua musica da concerto è un teatro puramente musicale, che non ha bisogno di scene. Questo è chiaro fin dalla lettura del programma di sala: "Inedia prodigiosa" è infatti definita "opera corale" e il testo di Guido Barbieri "libretto". Il soggetto - drammatico ma di natura tale da non poter essere portato sulla scena - è il digiuno totale praticato da alcune donne nel medioevo ma anche in epoche più recenti, fino all'Ottocento, per una scelta di ascesi mistica: prodigiosamente alcune di queste donne hanno resistito per mesi e anni, suscitando l'ammirazione di alcuni ma anche lo scetticismo e la condanna di altri.
L'assenza della scena non è un limite ma un punto di forza di quest'opera, che è "sceneggiata" attraverso la divisione dei cori in quattro gruppi. Alle voci femminili e a quelle maschili del coro professionale sono affidate rispettivamente le voci delle digiunatrici e le testimonianze per lo più critiche di religiosi, medici e biografi. Un coro femminile amatoriale testimonia invece a favore delle digiunatrici, mentre un coro di ragazze (la Ronchetti non ha voluto né voci adulte né voci bianche asessuate, ma voci di giovani donne) canta testi poetici e religiosi di varie epoche. Ognuno dei sei episodi è dedicato ad una digiunatrice e ha un colore musicale diverso, in relazione all'epoca e all'ambiente in cui la protagonista è vissuta. Ne nasce una polifonia sia orizzontale che verticale, che ingloba anche molte citazioni, dal Sederunt principes duecentesco di Perotinus a Rigoletto, Macbeth e Requiem di Verdi, che però vengono totalmente assimilate dalla Ronchetti nel proprio discorso musicale, al punto che non appaiono reperti del passato ma confluiscono naturalmente e totalmente nella sua drammaturgia musicale. Il trattamento dei cori è potente, spettacolare, drammatico e avvolge e coinvolge l'ascoltatore, sfruttando anche gli effetti di spazializzazione del suono resi possibili dalla disposizione dei gruppi corali in punti diversi.
L'abilità contrappuntistica della compositrice romana è diabolica ma non è mai fine a se stessa ed è usata sempre tenendo d'occhio l'effetto drammatico, pur facendosi ammirare anche per i risultati puramente musicali, come nel finale, quando sovrappone virtuosisticamente il Gloria del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi alla Toccata dell'Orfeo. Per tre quarti d'ora si è catturati da questa composizione polifonica e la si segue con emozione, cosa che non capita spesso con la musica contemporanea. Questa complessa macchina corale è stata guidata magistralmente da Ciro Visco, maestro del coro di Santa Cecilia, con il contributo di Massimiliano Tonsini per quanto riguardava il Chorus e la Cantoria della stessa accademia.
Direttore: Ciro Visco
Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Chorus e Cantoria dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Maestro Coro: Ciro Visco e Massimiliano Tonsini
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