Armide in bianco e nero

Lully all'Opéra Comique

Armide (Foto Stefan Brion)
Armide (Foto Stefan Brion)
Recensione
classica
Opéra Comique, Parigi
Armide
17 Giugno 2024 - 25 Giugno 2024

Nuova produzione di Armide, stavolta di Lully, dopo che due anni fa l’Opéra Comique ha programmato un nuovo allestimento di quella di Gluck. Dato il successo di quest’ultima, si è pensato bene di proporre la prima della lunga serie di Armide nella storia del melodramma, quella appunto composta nel 1686 da Lully e che fu la sua ultima tragédie en musique completata su libretto di Quinault. Nel segno della continuità, nella fossa orchestrale ci sono gli stessi musicisti, l’ensemble Les Talens Lyriques guidati dal maestro Christophe Rousset, la regia è dello stesso Lilo Baur che ha recuperato una parte della scenografia dell’Armide di Gluck di due stagioni fa, a cominciare dal grande albero che domina il palcoscenico, ed anche una parte nel cast è lo stesso. Anche per l’Armide di Lully, come lo era stato per quella di Gluck, è un piacere innanzitutto ascoltare la raffinata esecuzione della partitura da parte dei Talens Lyriques, con i loro strumenti d’epoca dalle sonorità ineguagliabili, la loro bravura interpretativa, la direzione soddisfacente in tutte le dinamiche da parte di Rousset.

La messa in scena invece delude, perché già si conosce ed è sempre la stessa, non è arricchita diversamente, già due anni fa non aveva convinto per le stesse ragioni, sopratutto si sente la mancanza di qualche invenzione in più che una storia che ha per protagonista una maga che invoca i demoni e fa incantesimi dovrebbe avere. Anche per rispettare il gusto dell’epoca per macchine sceniche che dovevano sorprendere per ingegnosità ed effetti speciali. Le scene di Bruno de Lavenère, così come i costumi di Alain Blanchot, sono invece eleganti, ma in quest’Armide di Lully ancora più semplici, tutti giocati sul nero e pochi altri colori quali il rosso o l’oro, delle semplici tutine su cui vengono drappeggiati le tele colorate, così anche per la protagonista, solo in più belle giacche di pelle per i cavalieri, fondamentali gli effetti delle luci di Laurent Castaingt, ma da una messa in scena dell’Opéra Comique ci si aspetta qualcosa di più. La parte di haute-contre del cavaliere cristiano Renaud è affidata al sempre ottimo vocalmente Cyrille Dubois che si mostra molto a suo agio nella parte ma non sembra coinvolto più di tanto nell’interpretazione, non è molto tormentato, lascia un po’ freddi. Al contrario, Armide è interpretata  dalla giovane mezzosoprano Ambroisine Bré che invece si vede che si impegna a fondo nei momenti di trasporto amoroso come in quelli di collera, che cerca di ovviare, sfoderando un piglio deciso, ad una carisma su scena che ancora non c’è pieno, sicuramente una giovane artista comunque molto promettente, dalla voce interessante che ha già dato buone prove. Presenza scenica che invece ha già il basso Edwin Crossley-Mercer nel ruolo di Hidraot,  zio, pure mago, di Armide, anche se con le spalline dorate sembra più un generale occidentale che il re di Damasco. Il resto del cast, per la maggior parte tutto molto giovane, esegue piacevolmente le differenti parti, molti ricoprono più ruoli, si fa notare il baritono Anas Séguin nel ruolo della Haine (l’Odio) in divertente gonnellona che da un originale tocco africano alla sua parte.

Le coreografie, semplici, gradevoli ma insufficienti sono di Claudia de Serpa Soares e coinvolgono anche il Coro da Camera di Toulouse “Les éléments” ben istruito. Malgrado l’allestimento sempliciotto, che non rende giustizia alla sofferta storia dei due amanti divisi tra amore, vero e falso (indotto dalla magia), e desiderio di gloria, alla fine applausi per tutti e tanta soddisfazione per l’esecuzione musicale  di ottimo livello

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