Wozzeck a Gand
Regia di Johan Simons, sul podio Alejo Pérez, con Robin Adams nel ruolo titolo

L’opera Wozzeck di Alban Berg ha compiuto quest'anno 100 anni, essendo andata in scena per la prima volta il 14 dicembre 1925 alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, eppure appare ancora avanguardia innovatrice, sopratutto quando a dirigerla è, come nel caso dell’Opera Ballet Vlaanderen, un regista che osa come l’olandese Johan Simons, la parte musicale è affidata ad un direttore con la giusta sensibilità come Alejo Pérez, con un cast tutto di ottimo livello a cominciare dal bravissimo baritono britannico Robin Adams che interpreta Wozzeck ed una scenografia che accentua, con il suo bianco abbagliante, puro, geometrico, la persistente modernità dell’opera.
Johan Simons ha già portato in scena tre volte il testo teatrale di Georg Büchner, da cui l'opera di Berg è tratta, e ora si è cimentato nell'adattamento operistico lasciandosi guidare, come il regista stesso ha dichiarato, dalla musica di Berg che lo ha ispirato a entrare nella testa di Wozzeck, un soldato al fondo della scala sociale, geloso della donna che ama, che soffre di allucinazioni terrificanti, tanto da sprofondare lentamente nella follia arrivando ad uccidere con un coltello Marie, interpretata dal soprano polacco Magdalena Anna Hoffman che debutta nel ruolo. Quando lo scrittore tedesco Büchner morì nel 1837 all'età di 23 anni, lasciò un lavoro incompiuto, Woyzeck, che fu rappresentato per la prima volta solo nel 1913. Büchner aveva basato il suo lavoro su un fatto di cronaca, un povero di nome Woyzeck che aveva assassinato la moglie, e si chiedeva se Woyzeck fosse il carnefice oppure la vittima della società. Il giovane Berg assistette a una rappresentazione e decise che il testo frammentato di Büchner doveva diventare la sua prima opera. Il risultato è una delle partiture più innovative e toccanti del repertorio operistico, tre atti contenenti ciascuno cinque scene più un interludio, a Gand proposte come atto unico, con le scene delimitate dalle previste chiusure di sipario, fondendo tutto con la partitura musicale che continua inarrestabile, inesorabile. La direzione di Perez mette bene in evidenza tale azione unificante da parte della musica del testo, un po’ verboso, e del visuale frammentato, è la musica che conduce l’opera. Un direzione attentissima al peso dei diversi strumenti, con le giuste dinamiche, dai suoni netti, pulitissimi e brillanti, dissonanti e aspri perché Berg con il suo nuovo linguaggio musicale voleva mostrare tutta la disperazione e l'assurdità della realtà di Wozzek, l’orchestra è molto espressiva e dunque anche volutamente troppo forte e stridula quando è necessario. Ma con momenti anche di toccante lirismo che rivelano nel primo Berf tracce dell'eredità del tardo romanticismo ma anche reminiscenze delle variazioni barocche. Alcuni musicisti suonano anche da un palco laterale, rispettando cosi grossomodo la volontà di Berg di avere una grande orchestra ma anche un’orchestra da camera con musicisti sul palcoscenico. Le scene di Sammy Van den Heuvel sono apparentemente molto semplici, delle pareti bianche dai tagli geometrici irregolari che si muovono appena sotto è possibile nascondersi, arricchiste solo di qualche oggetto, dei tavoli, un pianoforte sospeso, gioielli tentatori, c’è quella che sembra una corda gialla che pende, in realtà è un tubo che porterà l’acqua in scena. Le chiusure del sipario non servono in questa produzione tanto per cambi di scenografie ma sono sopratutto funzionali all’innovazione del racconto frammentato. Ci sono anche effetti di luce stroboscopici, effetti ottici per cui gli oggetti sembrano muoversi a una velocità più lenta rispetto a quella reale con le suggestive luci di Friedrich Rom, per lo più bianche ma che virano al giallo e al rosso del fuoco, della rabbia e del sangue. La storia, l’intreccio, non è perfettamente comprensibile, ma il senso che voleva darne il compositore e che vuole darne il regista invece è perfettamente chiaro. Il vero folle è Wozzeck oppure il medico che cerca di curarlo? La regia di Simons sembra suggerire questa domanda. Il dottore, interpretato dal basso-baritono austriaco Martin Winkler, sembra il vero pazzo. Wozzeck diventa violento per rabbia e disperazione, perché ritiene di essere trattato ingiustamente. Per il regista, la figura di Wozzeck è un grido, un monito: "Non ci rendiamo ancora conto di non prendere sul serio l'umanità, e certamente non i nostri simili che hanno meno possibilità di esprimersi - ha affermato il regista - Con quest’opera voglio offrire al pubblico una visione diversa del mondo di Wozzeck. Una visione che parte dal rispetto per la prospettiva degli emarginati, per chi la pensa diversamente, per le cose atipiche che non comprendiamo”. Wozzek è mostrato in regressione infantile su un seggiolino quando il medico lo usa come cavia per dimostrare le sue teorie sulla nutrizione. Ben caratterizzati tutti i personaggi, con il tenore americano James Kryshak, che interpreta il ruolo buffo del Capitano, i tenori Samuel Sakker è Hugo Kampschreur sono rispettivamente il Tamburo Maggiore e il giovane soldato Andres, il mezzosoprano Lotte Verstaen è Margret, la vicina di casa impicciona di Marie, Reuben Mbonambi e Tobias Lusser sono gli apprendisti. Ottimo l’Opera Ballet Vlaanderen Chorus diretto dal maestro Jan Schweiger. E poi ci sono i bambini, bravissimi, dell’Opera Ballet Vlaanderen Children’s Chorus diretti da Hendrik Derolez, protagonisti per tutto l’atto unico con la loro innocenza e i loro travestimenti, molto belli i costumi pensati da Greta Goiris e Flora Kruppa, ed a chiudere l’opera è il figlio di Marie, che malgrado i compagni cantino "Tua madre è morta" continua assurdamente a giocare come se nulla fosse successo.
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