Natale in musica ad Ancona
In programma Čajkovskij e Gon
Il concerto di Natale della Associazione Amici della Musica Guido Michelli di Ancona ha visto protagonisti la FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta dal giovane Nicolò Jacopo Suppa, e il pianista Giuseppe Albanese; il programma era di sicuro richiamo- e infatti il pubblico ha ben risposto con il tutto esaurito- con il primo concerto di Čajkovskij e la suite dallo Schiaccianoci.
Due titoli celeberrimi preceduti dalla prima esecuzione assoluta di un brano commissionato dalla FORM al compositore friulano Federico Gon, A Christmas Overture. Non un medley, come tiene a specificare l’autore, ma un giocoso e gradevole intreccio delle più note canzoni natalizie presentate non solo come riconoscibilissime melodie ma anche sovrapposte l’una all’altra, o sviluppate in fugato o elaborate tematicamente. Naturalmente in orchestra i classici colori natalizi con triangoli, campane e campanelli e un oboe che imita la ciaramella dei pastori per rievocare sensazioni ed emozioni infantili; e la citazione della Pastorale di Corelli, dal Concerto fatto per la Notte di Natale, che in queste fanciullesche reminiscenze musicali natalizie compare insieme alla canzone friulana Vizilia de na volta.
Il brano di Gon si collegava idealmente con le visioni infantili della Suite dallo Schiaccianoci, ultimo brano in programma, che Suppa ha diretto con piglio energico e nervoso, tempi staccati veloci (evidente nella marcia) e poche sfumature di colore, sorvolando sulla giocosità e sulla leggerezza di queste deliziose pagine.
Stesso approccio orientato all’uniformità interpretativa nel concerto per pianoforte e orchestra, qui più giustificato dal carattere enfatico e maestoso della partitura, che purtuttavia presenta squarci di puro lirismo e momenti di intima dimensione cameristica, come nell’avvicendarsi dei solo dell’orchestra in dialogo con il pianoforte nel secondo tempo. Albanese, tecnica prodigiosa, era in perfetta sintonia con il direttore, nell’enfasi sull’aspetto virtuosistico ed eroico della partitura tralasciando morbidezze, raffinatezze di fraseggio, varietà di suono e di colore. Il fascino di questo approccio demiurgico alla tastiera, da vero dominatore, che ottiene sonorità poderose ed impetuose a velocità inaudite, non ha però emozionato, cosa che sarebbe accaduta attraverso la cura di aspetti musicali meno appariscenti ma di maggiore spessore estetico.
Albanese è stato poi generoso negli “encores”, con due brani di Albeniz e uno di Moszkowski; Suppa invece, dopo gli ultimi accordi del Valzer dei fiori, ha attaccato – con effetto di lieve shock- i tre accordi dell’Ouverture della Forza del destino: tanto per fugare ogni superstizione sull’opera verdiana in un concerto augurale.
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