I grandi nomi del Bolzano Festival
Successo per il debutto italiano della pianista Isata Kanneh-Mason con EUYO diretta da Iván Fischer, il tour regionale di Avi Avital e il concerto dell’ensemble Zefiro
Una curiosa coincidenza ha illuminato la ricca programmazione del Bolzano Festival Bozen, che festeggia vent’anni di attività proprio nell’anno del centenario della morte di Ferruccio Busoni, cui è intitolata la Fondazione che organizza il Festival, Fondazione Busoni-Mahler, e uno dei più prestigiosi concorsi pianistici a livello mondiale.
Inaugurato con due giorni di concerti, talk, simposi e una mostra, il tutto intitolato al grande pianista e compositore, tra i nomi di spicco del Festival ha brillato quello del mandolinista Avi Avital, che al Castel Mareccio di Bolzano lo scorso 8 agosto ha tenuto il concerto conclusivo di un mini-tour di quattro tappe in regione. Insieme all’Accademia d’archi di Bolzano, Avital si è presentato al pubblico con una prima parte della serata dedicata ai capolavori del barocco, cui sono seguite le sue trascrizioni delle Danze popolari rumene di Bartók e della Danza spagnola “La vida breve” di Falla, oltre ad altri lavori del compositore israeliano Gil Aldema e del georgiano Sulkhan TsinTsadze. Impegnato da sempre a far conoscere il mandolino al grande pubblico, e ad ampliarne il repertorio, Avital non si è limitato a trascrivere solo i capolavori del Novecento, ma anche il Concerto in re minore BWV 1052 di Bach, qui accostato ai Concerti di Barbella e Vivaldi. Un programma volto a confermare le doti di gran virtuoso del fuoriclasse del mandolino, oltre che di raffinato interprete, in perfetta sintonia con l’Accademia d’archi di Bolzano che ha preferito un approccio non filologico, probabilmente in linea con i titoli della seconda parte del programma. Evento accompagnato da un annunciato Sold-out, seguito da una nutrita lista d’attesa.
Il giorno successivo, la corte interna del Palazzo Mercantile si è trasformata in palcoscenico per gli Amorosi intrecci di Zefiro, l’ensemble a organico variabile specializzato nel repertorio settecentesco, qui composto dall’oboista Alfredo Bernardini, Alberto Grazzi al fagotto, Arianna Radaelli al clavicembalo e il soprano Carlotta Colombo. A tracciare il percorso d’ascolto sono state le Cantate “Quanto dolce è quell’ardore” del compositore napoletano Francesco Mancini, “Spezza, Amor, l’arco e li strali” del veneto Agostino Steffani e “Mi palpita il cor” di Georg Friedrich Händel, alternate dal Trio strumentale di Giovanni Benedetto Platti e da due Sonate di Domenico Scarlatti. Perle barocche che Zefiro ha il merito di farci riscoprire dal vivo, in un’esecuzione brillante e sostenuta da un’interpretazione a dir poco avvincente, capace di rispondere pienamente alla scrittura pirotecnica, soprattutto sul piano vocale, delle Cantate di Steffani e Händel. Quattro musicisti formidabili, uniti dalla passione per la musica e da profonda amicizia, che hanno ringraziato il pubblico con l’aria "Volate, amori" tratta dall’Ariodante di Händel come fuoriprogramma.
Da sempre di casa al Festival, quest’anno le due maggiori orchestre giovanili, European Union Youth Orchestra e la Gustav Mahler Jugendorchester, hanno anche il compito di ricordare il loro fondatore Claudio Abbado a dieci anni dalla morte. Ad avviare i festeggiamenti, l’EUYO si è presentata tra grandi capolavori sinfonici, rarità novecentesche e un’incursione nel contemporaneo, programma diretto da Iván Fischer, fresco di elezione a suo direttore musicale. La serata si è aperta con Masquerade della compositrice inglese Anna Clyne, brano suggestivo, scritto per i BBC Proms 2013. Ispirato ai concerti di corte settecenteschi, Masquerade strizza l’occhio al pubblico con grande abilità, abbracciando antiche melodie inglesi che affiorano dal trascinante movimento degli archi, attraverso il suono degli ottoni e il ritmo delle percussioni. Del 1914 sono invece le Variazioni su una ninna-nanna per pianoforte e orchestra op. 25 del compositore ungherese Ernst von Dohnányi, brano di raro ascolto basato sulle mozartiane “Ah, vous dirai-je Maman”, che ha segnato il debutto in Italia della pianista Isata Kanneh-Mason, prima artista di colore ad aver vinto il concorso BBC per nuovi talenti, applaudita lo scorso anno ai BBC Proms. Cresciuta in una famiglia di musicisti, sorella del celebre violoncellista Sheku Kanneh-Mason, in contrasto allo sfavillante luccichio prodotto dallo splendido abito argentato, Isata Kanneh-Mason affronta la partitura con mano sicura e una certa sobrietà, dimostrandosi totalmente concentrata a esaltare il carattere burlesco della composizione, il cui asciutto tema mozartiano appare dopo una drammatica introduzione orchestrale. Accolta a braccia aperte dal pubblico che ha occupato la platea del Teatro Comunale, Isata Kanneh-Mason lo ha ringraziato con la versione pianistica di “The Man I Love” di George Gershwin, contenuta nel suo album Summertime.
Uscito di scena il pianoforte, e con lui il leggio del direttore, Iván Fischer ha proseguito il concerto eseguendo a memoria la Sinfonia n. 1 di Mahler con una disposizione degli archi a dir poco fantasiosa, se non bizzarra (una coppia di violoncelli al posto del violino di spalla, viole e violini disseminati ovunque), incredibilmente funzionale a una maggiore ricchezza di suono, e a una più ragionata spazializzazione sonora. Ineguagliata la sua visione della danza che anima il secondo tempo, della marcia funebre del terzo, con il passaggio di sonorità Klezmer, fino all’esplosione strumentale finale, nell’ottica di un’interpretazione memorabile che ha letteralmente scatenato il pubblico. Strabiliante la prova dell’European Union Youth Orchestra, irriconoscibile se paragonata all’orchestra di qualche anno fa e che finalmente oggi non ha nulla da invidiare alle più blasonate compagini internazionali. Il programma del Bolzano Festival Bozen proseguirà fino al 10 settembre.
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