Angius, Taverna e l’OPV omaggiano Gian Francesco Malipiero
Treviso: nello specchio del passato con musiche di Malipiero, Strauss e Brahms
Marco Angius, Alessandro Taverna e l’Orchestra di Padova e del Veneto impaginano un eclettico programma per celebrare l’anniversario dei cinquant’anni della scomparsa di Gian Francesco Malipiero, (debitamente) assai festeggiato. Apre la serata Vivaldiana (1952): un Vivaldi rivestito di abiti novecenteschi, sei movimenti di concerti per archi rielaborati per orchestra classica, nel solco di quella tradizione che va dalla Scarlattiana di Casella al Pulcinella di Stravinskij. Malipiero, il quale nel 1947 assunse la direzione dell'Istituto italiano Antonio Vivaldi e dell’edizione critica, dichiarò: “aggiungendo alcuni istrumenti non ho mai deformato il linguaggio vivaldiano; semmai vorrei, senza anacronismi, averlo amplificato adattandolo all’orchestra di oggi”. Qui Malipiero rende la Venezia settecentesca visibile come in technicolor e il suono della compagine risuona luminoso nell’ottima acustica del Teatro Del Monaco di Treviso (restaurato nel 2003).
L’intesa si fa stellare, poi, con la tastiera di Taverna: la Burleske (1886) sulfurea del ventunenne Richard Strauss è un compendio del virtuosismo pianistico, alla Liszt (è dedicata a Eugen d’Albert che fu suo allievo), alla Chopin, via via sempre più strabiliante. Strauss omaggia il passato, ma è pronto a liquidarlo con ironia, il suo sguardo è già fuori dall’Ottocento. Taverna lo declina senza sforzo apparente, con disincanto e leggerezza, quasi un atteggiamento da Cavaliere della rosa (di là da venire): è brillante, duttile e ben sottolinea anche la grazia mozartiana che a tratti ha la partitura. Scherzo sottile, l’insidiosa Burleske, basata su una cellula ritmica del timpanista che apre e chiude il pezzo e da cui derivano tutti i temi, richiede una perfetta intesa tra solista, orchestra e direttore che certamente si realizza in modo felice.
Anche la Nona Sinfonia (1966) di Malipiero ha una cifra ironica, ma più nascosta di Strauss, coagulata in quelle due trombe sibilline che imitano l’esclamazione “ahimè” (notata in partitura). Nei tre movimenti, non alieni da tratti polistilistici, il compositore ha voluto conservare “la forma ‘antisviluppo’ tematico squisitamente italiana, in quanto si preferisce il linguaggio continuo, logico sì, ma non basato sulla preponderanza di un tema”. Qui ascoltiamo viva e chiara la voce di Malipiero, senza la maschera di altri colleghi, rievocata dal gesto preciso e implacabile di Marco Angius. L’omaggio a Malipiero proseguirà meritoriamente oltre questa serata: l’Orchestra di Padova e del Veneto insieme al Teatro Mario Del Monaco (che fa parte del Teatro Stabile del Veneto) è impegnata infatti nell’incisione di tutte le undici sinfonie (che appariranno per la prima volta in Italia).
Ancora nella cornice dello specchio che riflette in passato, chiudono il concerto le Variazioni su tema di Haydn (1873) di Johannes Brahms; bis a conclusione della prima parte (un Preludio di Rachmaninov offerto da Taverna) e della seconda con la ripetizione di una variazione.
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