Wien Modern si muove nello spazio

Vienna: primo resoconto dal Festival

Saitenraum (Foto Markus Sepperer)
Saitenraum (Foto Markus Sepperer)
Recensione
classica
Musikverein, Konzert Haus, Vienna
Wien Modern
31 Ottobre 2023 - 02 Dicembre 2023

Il 36° Festival Wien Modern si è aperto il 31 ottobre a Vienna, nello Stadtpark adiacente le due sale da concerto più importanti della capitale, il Musikverein e il Konzert Haus.

Il tema del Festival è anche un motto: Movimento nello spazio (Bewegung im Raum), e rivisita la musica come architettura dinamica, allestendo commissioni dove il luogo della produzione concertistica è crucialmente legato alla composizione stessa.

Le considerazioni nel saluto del direttore artistico Bernhard Günther sono ovviamente di soddisfazione, per dare il via dopo 3 edizioni ‘pandemiche’ a un mese intensissimo di appuntamenti di novità e ricerca.

Movimento nello spazio fin dal primo concerto, Fanfare, a cura della compositrice e performer Maria Gstättner, un progetto performativo a più voci e più dimensioni, una passeggiata nello Stadtpark con ensemble di percussioni, bande di ottoni, militari e non, e un complesso punk, il tutto accompagnato da un design articolato di luci e video-mapping.

La sostanza improvvisativa era non-idiomatica, non si risaliva ad alcuno stile, se non a sprazzi, per ritmi percussivi da corteo, o per cadenze di basso-tuba con clarinetti e flicorni. La Gstättner, fagottista e compositrice austriaca molto attiva nel campo dell’improvvisazione, aveva dato indicazioni minimali su 2-3 note, intervalli non consonanti, ad antifona, mentre il pubblico seguiva i magici pifferai verso il canale sotto il Konzert Haus dove le bande si riunivano nell’esplosivo finale. La cifra era proprio quella di un innesco del Festival, più energia performativa che sostanza musicale passava dai musicisti a un pubblico comunque entusiasta.

Terminate le Fanfare, tutti al Konzert Haus per il concerto d‘apertura, Saitenraum II di Peter Jakober, per 26 violini, 10 viole, 14 violoncelli, 10 contrabbassi. Spazio delle corde (Saitenraum) era titolo letterale, gli strumenti distribuiti ai lati o nelle balconate nelle 3 sale vuotate dalle sedie di platea, Großer-, Berio-, Mozart-Saal, il pubblico in piedi libero di spostarsi da una sala all’altra, a esperire come appunto il movimento nello spazio modifichi, come scrive il compositore, percezioni, intensità, con- e dissonanze, al mutare delle coordinate spaziali in cui ci si trova immersi. Jakober è compositore austriaco allievo fra l’altro di G.F. Haas, di cui scriveremo per lo stupefacente 11.000 Saiten per 50 pf del 1 novembre.

Dal suo maestro raccoglie un rapporto di ricerca nello spettro del suono, praticando quel microtonalismo che pare diventata una koiné di tanta parte della ricerca compositiva contemporanea.

Con un ensemble di archi la scrittura microtonale non è complessa, con esecutori comunque bravissimi come i Wiener Symphoniker, vista la duttilità della centratura, e del lieve o marcato slittamento che viene chiesto alle intonazioni. Il brano era compatto, a tratti monocorde, soprattutto in avvio, laddove il compositore configura la tavolozza sulla quale il pubblico si sintonizza, per viaggiare poi insieme e apprezzare tutti gli elementi dell’invenzione.

La tecnica di Jakober, certo sapiente, coniuga microtonalismo con minimalismo, procedura certo intrigante, dove i poliritmi dei minimalisti ‘classici’ vengono via via meticciati dagli slittamenti delle intonazioni microtonali.

Interessante, fra tutte, la Berio-Saal con una corposa presenza di contrabbassi, mentre sul piano formale ci hanno colpito alcuni procedimenti variati, alla mezz’ora di durata circa (su 50’), quando dopo lunghi tremoli si ascoltano bruschi colpi d’arco, e lancinanti, a conferire energia dinamica, molto suggestivi, evocando un crescendo che si spegne in un finale pulviscolare, regno degli armonici, eteree presenze di questa musica post-spettrale.

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