Gli Elementi di Quarta

In prima a Cremona The Five Elements

Alessandro Quarta
Alessandro Quarta
Recensione
classica
Cremona, Auditorium Arvedi
The Five Elements
30 Settembre 2023

Cremona, sabato 30 settembre, in Auditorium Arvedi, nell’ambito dell’XI edizione dello Stradivari Festival, curata dal direttore artistico Roberto Codazzi, è stata eseguita in prima mondiale The Five Elements, opera del violinista e compositore salentino Alessandro Quarta, accompagnato al pianoforte da Giuseppe Magagnino insieme con l’Orchestra Bruno Maderna diretta da Danilo Rossi. Il concerto è per un’occasione speciale: festeggiare i primi dieci anni di attività del Museo del Violino.

I Cinque elementi è un lavoro imponente, cinquanta minuti di musica scritta da Quarta nell’arco di circa nove mesi ma a più riprese, con qualche pausa nel mezzo. Nel frattempo concerti, molti … e poi tra luglio e agosto le ultime battute… “La musica era tutta nella mia testa…  scritta senza sedere al pianoforte… solo matita e carta…”, racconta Quarta.

Già dalle prime note cogliamo il senso di una partitura cinematografica, evocativa, densa di immagini che prepotentemente si propongo all’ascolto. È musica ricca di colori, in un continuo contrasto di luci ed ombre, suggestioni forti che si susseguono vorticosamente.

Terra, Acqua, Aria, Fuoco ed Etere, considerato dai Greci il quinto elemento, di cui sono costituiti le sfere e i corpi celesti, rappresentano un ciclo in cinque parti, preceduto da un prologo, Creazione, “senza la quale ci sarebbe solo il nulla”.

Nell’opera ogni singola parte è un racconto a sé che pur si lega indissolubilmente a ciò che segue. Un lavoro che lo stesso Quarta, 47 anni, definisce autobiografico, di ricerca introspettiva. Riflette il suo modo di essere, di vivere la vita, di suonare e sentire la musica, senza confini spazio temporali, senza limiti di genere o di stili.

Il processo creativo del musicista salentino è un succedersi di visioni dove le note si sostituiscono alle parole. Immagina Terra come una dama la cui voce, valzer malinconico in un solo del violino, è quella di una vecchia signora che porta sulle spalle milioni di anni. Segue Acqua, nata da un’immagine legata a un luogo molto caro al musicista: “porta d’Oriente più importante del Mediterraneo, Otranto è la città d’Italia più ad est, la prima che vede sorgere il sole e dove alle cinque del mattino senti il profumo del mare e vedi un cielo tinto di rosso, verso Oriente… Acqua inizia sulle note di un tema medio orientale ai violoncelli. Tutto nasce nel deserto d’Africa da una goccia d’acqua che prima di diventare mare è un torrente poi un fiume infine un mare in tempesta, meraviglioso. Poi, come un rewind, il nastro si riavvolge per fare ritorno alle origini…”.

Aria, elemento apparentemente invisibile, è respiro, vento, uragano. Tre accordi, tre motivi: mi minore, sol maggiore, si maggiore. Riconosciamo lo stile “seicentesco” di una scrittura densa, complessa: una fuga a tre voci, progressioni alla maniera di Vivaldi…

Fuoco inizia con un tango cubano. È il fuoco dell’eros che alimenta la vita, la sessualità. È il momento più travolgente dell’intera opera, dove c’è spazio anche per un’improvvisazione di Giuseppe Magagnino al pianoforte. Il tango cubano diventa poi un valzer sempre più vorticoso, parossistico, infuocato che al suo culmine fa letteralmente esplodere il pubblico in un’ovazione incontenibile, interrompendo per cinque minuti l’esecuzione dell’opera.

Che riprende poi con Etere, pezzo conclusivo che fa pensare ad una landa algida. Evoca pace, tranquillità, ma la quiete dura solo un attimo e la musica riprende quota fino al termine dell’opera.

I cinquanta minuti di musica sono trascorsi in un ritmo incalzante, frenetico. Cinque Elementi è opera emozionante, dalla prima all’ultima nota, in un costante equilibrio tra le parti, come tra bianco e nero, gioia e dolore. Abbiamo ascoltato il cantabile di alcuni temi malinconici e struggenti e apprezzato il virtuosismo della scrittura violinistica che tuttavia mai emerge prepotentemente al di sopra dell’orchestra, prediligendo piuttosto le piene sonorità di tutto l’ensemble.

La musica di Alessandro Quarta è piena di pathos, scritta ed eseguita con il cuore… Ha conquistato il pubblico in Auditorium Ardevi, regalato emozioni forti, raccontato una musica avvincente, come un film può con le immagini, in un’intesa perfetta con l’Orchestra Bruno Maderna e il pianista Magagnino diretti da Danilo Rossi.

Applausi, standing ovation, un bis – di nuovo Etere – e ancora applausi, interminabili, tanto da commuovere fino alle lacrime Alessandro Quarta.

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