Ravenna Festival tra la carne e il cielo
Presentata la XXXIII edizione di Ravenna Festival: dal 1 giugno al 21 luglio oltre 120 appuntamenti nel segno di Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla nascita
È ispirato al titolo pasoliniano della composizione di Azio Corghi Tra la carne e il cielo – brano presente nel programma del concerto inaugurale con Daniel Harding alla guida della Mahler Chamber Orchestra – il tema che connota la XXXIII edizione del Ravenna Festival, manifestazione che propone, dal 1 giugno al 21 luglio, oltre 120 appuntamenti e più di mille artisti coinvolti in un cartellone che comprende, oltre a perlustrazioni musicali che spaziano dal barocco al jazz e al rap, anche una significativa proposta di danza e teatro di prosa.
Un segno multidisciplinare, come da tradizione di questo festival, che si incarna – quasi letteralmente, verrebbe da dire – nella figura di Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, artista e intellettuale tra i più influenti del Novecento italiano, del quale ricorre in questo 2022 il centenario della nascita.
Dopo l’anteprima del 25 maggio affidata a Ludovico Einaudi, impegnato a presentare il suo nuovo album Underwater, la XXXIII edizione del festival ravennate si apre quindi con il concerto inaugurale del 1 giugno: oltre al brano di Corghi completano il programma l’ouverture da Egmont di Beethoven e la Sinfonia n. 7 di Dvořák.
Di Bach, compositore amato e tanto “usato” a più riprese e a vari livelli dallo stesso Pasolini, saranno proposte le Sonate e Partite eseguite da Giuseppe Gibboni, l’Offerta musicale con l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, l’integrale dei Concerti brandeburghesi con l’Ensemble Zefiro, le Variazioni Goldberg affidate al pianoforte di David Fray. Il tributo a Pasolini si compie anche nei linguaggi del cinema con una rassegna alla Rocca Brancaleone, della danza (con l’omaggio incluso nel programma del Béjart Ballet) e del teatro.
Dalla spiritualità di The Canticles di Benjamin Britten, proposte a S. Apollinare in Classe dal tenore inglese vincitore di tre Grammy Ian Bostridge, si passa al confine tra sacro e profano perlustrato per tutta la sua carriera da Franco Battiato, figura che il Festival ricorda con l’esecuzione della sua Messa Arcaica.
Nella Basilica di S. Vitale debuttano inoltre due nuove sacre rappresentazioni: a Cristian Carrara è stata commissionata un’opera dedicata al poverello di Assisi dal titolo Transitus, mentre il giovanissimo ravennate Filippo Bittasi ha composto Storia di un figlio cattivo, che porta in scena Monica, la madre di Sant’Agostino. Quest’anno il Festival raggiunge inoltre il Paradiso, ultima anta del trittico Chiamata pubblica per la Divina Commedia con cui Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Teatro delle Albe hanno affrontato la sfida di trasformare il capolavoro dantesco in teatro. È sempre Martinelli a firmare un’altra nuova produzione che guarda al cielo: Gli uccelli di Aristofane è stata riscritta per il furore comico di settanta adolescenti del territorio campano nell’ambito del dialogo con il Parco Archeologico di Pompei, dove debutterà.
La sezione sinfonica include la prima visita a Ravenna di Christoph Eschenbach, sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e affiancato dal violino di Gidon Kremer per il concerto di Mieczyslaw Weinberg (la serata si completa con la Sinfonia n. 5 di Čajkovskij). Gli archi della Budapest Festival Orchestra e della Cherubini si cimentano invece in un programma cameristico di Bach, Čajkovskij e J. M. Haydn diretto da Janos Pilz, mentre la BFO è in scena anche il giorno seguente diretta da Ivan Fischer nella Sinfonia n. 3 di Brahms e Sheherazade di Rimskij-Korsakov. Il concerto che conclude quest’edizione vede Riccardo Muti e i Cherubini di nuovo insieme, dopo i concerti dell’Amicizia, per la Sinfonia Roma di Bizet, Il lago incantato di Anatolij Ljadov e Les préludes di Liszt.
La musica antica è rappresentata dal ritorno di Jordi Savall con il suo ensemble Hespèrion XXI per Folías & Canarios del Antiguo y del Nuevo Mundo e quello dell’Orlando Consort con The Birth of the Renaissance.
Il 2022 è anche l’anno in cui Ravenna si trasforma nuovamente nella città del violoncello: i 100 Cellos guidati da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi – presenti anche in occasione della presentazione di questa XXXIII edizione del festival, impegnati in una rilettura di “Cosa sono le nuvole”, brano scritto da Pasolini e messo in musica da Domenico Modugno – promettono quattro intense giornate di eventi, coronate da una festa del progressive rock con la partecipazione di PFM Premiata Forneria Marconi. Dalla Sicilia, terra d’origine di Sollima, arrivano anche la cantantessa Carmen Consoli con il tour di Volevo fare la rockstar e La Rappresentante di Lista per la prima volta con un’orchestra sinfonica come la Corelli diretta da Carmelo Emanuele Patti, anche arrangiatore dei brani. Quest’ultimo è il terzo dei tre appuntamenti previsti a Lugo. Il Pavaglione accoglie inoltre la virtuosa del cosiddetto "jazz confidenziale", Diana Krall, e un omaggio a Buena Vista Social Club con il Roberto Fonseca Trio e Eliades Ochoa.
Venendo alla danza, con Les Italiens de l’Opéra de Paris, un gala ideato dal primo ballerino Alessio Carbone, sono protagonisti i ballerini italiani parte di quella significativa formazione che ammette solo un numero limitato di stranieri. Attesissimo ritorno quello del Béjart Ballet Lausanne: il successore di Béjart alla direzione artistica, Gil Roman, firma t ‘M et variations, mentre Béjart fête Maurice include, oltre all’omaggio a Pasolini, una dedica a Micha van Hoecke, al fianco di Béjart per tanti anni. A proposito di van Hoecke, coreografo di riferimento del Festival scomparso nel 2021, la manifestazione lo ricorda anche con Canto per un poeta innamorato curato da Miki Matsuse, inseparabile collaboratrice e compagna di vita.
Pensando, infine, all’ormai tradizionale appendice autunnale, la Trilogia d’Autunno festeggia dieci anni riproponendo, dal 31 ottobre al 6 novembre, la formula che l’ha resa uno degli appuntamenti più attesi e amati del Festival: il succedersi, sera dopo sera, di tre titoli d’opera sul palcoscenico del Teatro Alighieri. Quest’anno sono protagonisti i capolavori di Mozart e Da Ponte: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte diretti rispettivamente da Giovanni Conti, Erina Yashima e Vladimir Ovodok. Il progetto vede il Festival intrecciare le forze – le compagini “di casa” intitolate a Luigi Cherubini e i giovani direttori che sono stati allievi dell’Accademia di Riccardo Muti – a due dei teatri più antichi d’Europa, lo svedese Drottningholms Slottsteater e l’Opéra Royal de Versailles, nelle produzioni dirette alla regia da Ivan Alexandre.
Per il programma completo: www.ravennafestival.org.
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