Una drammaturgia musicale epica per l’affaire-Cartesio

Prima assoluta a Terni del nuovo lavoro di Mauro Cardi su libretto di Guido Barbieri

Le ossa di Cartesio
Le ossa di Cartesio
Recensione
classica
Terni, Teatro Comunale Sergio Secci
Mauro Cardi, Le ossa di Cartesio
09 Ottobre 2021

Le ossa di Cartesio, novità 2021 della programmazione musicoteatrale di Opera InCanto, reca l’ordinaria definizione di genere “opera” (in un atto). Ma l’indicazione di scansione “in sei capitoli” suggerisce come il libretto di Guido Barbieri e la realizzazione compositiva di Mauro Cardi si orientino verso un impianto epico-narrativo, cui la realizzazione in modalità mise-en-espace di Enrico Frattaroli resta dopotutto coerente: al centro, anche fisicamente (in proscenio), il filosofo-voce recitante che dall’aldilà riconsidera le vicende finali – ma non solamente quelle – della sua vita e le loro figure principali: la patrona e allieva – e donna spasimata – Cristina di Svezia; il ritenuto avvelenatore abate Viogué (un presunto agente cattolico, incaricato di togliere di mezzo un pensatore pericoloso per l’orientamento religioso della regina); il capitano che riuscì a sottrarre come gadget la testa di Cartesio morto etc. A tale scansione, si accoppia la riflessione sull’origine delle passioni, evocate sia nelle videoproiezioni a fondo-scena del Trattato dedicato loro dal filosofo, sia dagli inserti di musiche seicentesche vocali con basso continuo, che aprono i sei capitoli slittando poi – con opportune distorsioni-integrazioni – dalla loro cifra stilistica verso idiomi di Nuova Musica.

La drammaturgia musicale epica presuppone da un secolo un assetto additivo-combinatorio delle componenti mediali e una certa paratassi degli episodi, nonché – spesso – dissociazione tra interpreti e personaggi e presenza a vista dell’organico strumentale: caratteristiche qui rispettate, soprattutto nei ruoli vocali, tanto più che il mezzosoprano è sì Cristina, ma a turno donna regina o virtuosa di canto nelle citazioni secentesche, e che le tre voci – collocate staticamente a corona del recitante – si riuniscono solo alla fine in un tableaux ‘da concerto’ per cantare un madrigale a voci soliste di Barbara Strozzi. A legare tra loro gli elementi epici, la duttile scrittura di Cardi, di concezione strumentale anche negli interventi vocali originali, ed equidistante tra precisione della figura e materismo sorprendente della materia sonora. Valeria Matrosova ha preso progressivamente sicurezza nei trascoloramenti vocali, risultando alla fine convincente, al pari di Federico Benetti; solidissima e di qualità veramente ‘strumentale’ la prova del soprano di coloratura Patrizia Polia; notevole l’esecuzione dell’Ensemble In Canto, formazione di solisti di vaglia guidati con sapienza e slancio consueti da Fabio Maestri.

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