Schubert e Mahler per il ritorno di Gatti alla Scala
Successo per il direttore milanese con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
A distanza di pochi giorni viene eseguita per la seconda volta alla Scala la Terza di Schubert, lo scorso 15 settembre con Daniel Harding su podio della Filarmonica, ora con Daniele Gatti e l'Accademia di Santa Cecilia, abbinata alla Quarta di Mahler. Sono due anni e mezzo che il direttore milanese non torna al Piermarini (cancellato e non più riprogrammato il suo Pelléas et Mélisande previsto per l'aprile 2020), il rientro era atteso e ha avuto una festosa accoglienza. Già dalle prime misure l'orchestra ha mostrato di quali colori vellutati sia capace, dolcissimi i violini, i fiati con contorni precisi, in un tessuto sonoro denso e corposo, tanto da far credere che la sala del Piermarini avesse cambiato acustica. Pezzo forte della serata è stata naturalmente la Quarta di Mahler, nella quale Gatti ha dato prova di analisi meticolosa di ogni dettaglio per far trasparire talvolta delle cellule che solitamente scorrono via senza lasciar traccia all'ascolto. Nei primi due movimenti, avendo a disposizione un organico di rara duttilità, si è preso perfino il lusso di rallentare quasi all'esasperazione alcuni passaggi per ottenere maggiore contrasto con le improvvise impennate, anche a rischio di perdere di vista l'equilibrio generale. È nel complesso sviluppo del terzo movimento che il direttore e l'orchestra hanno dato il meglio, sfatando la diffusa idea che la Quarta sia un'oasi di graziosa serenità nell'opus mahleriano perché dall'iniziale pianissimo degli archi all'esplosione finale non c'è stato un attimo senza una tensione continua, sempre controllatissima, ma inesorabile. Per meglio poi aprire le porte del Paradiso la voce del soprano Chen Reiss, purtroppo sfavorita dall'essere sistemata lontana dal proscenio fra gli strumentisti. Posizione ideale per una sala da concerti, non alla Scala dove sopra l'orchestra non ci sono pannelli di copertura e l'effetto cappa di camino è inevitabile.
A fine serata molti e calorosissimi gli applausi per tutti, specie per Gatti salutato con affetto per il suo ritorno alla Scala.
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