Beethoven folcloristico
L’Emilia Romagna Festival propone a San Pietro Terme una raffinata selezione di canti popolari scozzesi e irlandesi arrangiati da Beethoven, intercalati dalla lettura di toccanti lettere del compositore
L’Emilia Romagna Festival è da oltre vent’anni un’importante realtà di coordinamento e promozione culturale che opera su ben 5 province della regione, ramificandosi fin nei più piccoli comuni. Il cartellone 2021 si snoda fra giugno e settembre per una sessantina di eventi musicali su ampio raggio stilistico, dove artisti di primo piano si alternano a giovani promesse.
Siamo andati a curiosare dentro una delle proposte più originali e geograficamente decentrate dell’intera rassegna, ospitata nella cittadina termale di Castel San Pietro, alle porte di Bologna, in un minuscolo teatro ricavato all’interno del baluardo militare costruito nel Medioevo a difesa del territorio: quasi un salotto. In programma, un raffinato concerto già programmato per le celebrazioni beethoveniane dello scorso anno e rimandato a causa dei noti motivi pandemici.
La serata prevedeva una variegata selezione di Folksongs, vale a dire quei canti popolari di origine scozzese e irlandese che negli anni 1810-15 Beethoven – quasi un Bartók ante littemam – elaborò per voci e trio strumentale (violino, violoncello e pianoforte) su ripetute richieste dell’editore George Thomson di Edimburgo: trascrizioni molto accurate che venivano particolarmente apprezzate nei salotti inglesi, e per le quali Beethoven non lesina tocchi da maestro nelle introduzioni e code strumentali o nei raffinati controcanti alle voci.
La scelta di 15 brani dagli Scottish Songs op. 108 e dagli Irish Songs WoO 152, tutti in lingua inglese, ha perseguito una bella alternanza fra brani malinconici e scherzosi, per voce singola o in duetto. Il soprano Annamaria Dell’Oste si è distinta per la purezza vocale, il basso Simone D’Eusanio per la verve. Ad accompagnarli, Valentina Danelon (violino), Andrea Musto (violoncello), Federica Repini (pianoforte), tutti riuniti sotto l’etichetta di Ensemble Variabile.
Tutt’altro che un contorno di circostanza è stata la lettura di lettere beethoveniane che intercalava i brani musicali: la raffinatissima scelta dei testi, diversissimi per contenuto ma sempre toccanti sul piano umano, nonché la speciale qualità della loro declamazione, per voce dell’attore Omar Giorgio Makhloufi, quasi strappava alla musica la centralità della serata.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Il festival di Nuova Consonanza riscopre SyroSadunSettimino, eseguito una sola volta cinquant’anni fa