Una nuova palazzina per la Scala
Riapertura l'11 maggio con Muti e I Wiener? Perchè non con i complessi scaligeri?
Deposta ieri la prima pietra per la realizzazione del progetto di Mario Botta per la nuova costruzione adiacente la Scala, il primo pensiero è inevitabile ed è "Povera via Verdi!". Già c'è il gigantesco muro del pianto che sovrasta il teatro, che magari si poteva evitare mettendo sotto terra quanto previsto nella torre scenica (al Bol'šoj s'è fatto ben così, contando sul fatto che le scene possono salire dal basso invece di penzolare) e ora al posto della facciata senza pretese della palazzina di via Verdi comparirà un massiccio edificio squadrato di sei piani con sopra arretrato un gigantesco oggetto architettonico. Certo coerente con quanto costruito nel 2014, assai meno col panorama del centro di Milano. Ci si farà per forza l'abitudine, non resta quindi che capirne il valore d'uso. È un pezzo che la Scala soffre della mancanza di una sala prove funzionale, l'esistente era stata progettata a tavolino, senza tener conto della necessità di avere un soffitto alto e di permettere agli strumentisti di ascoltarsi; la nuova occuperà in gran parte lo spazio interrato, sarà alta 14 metri, avrà una superficie di 310 e dovrebbe finalmente rispondere alle esigenze dell'acustica, per fortuna affidata a Yasuhisa Toyota che ne ha studiato l'utilizzo anche come sala di registrazione. È pure prevista una sala prove per il balletto, ma questa sarà collocata all'ultimo piano dell'edifico. Grazie al nuovo intervento il palcoscenico del teatro aumenterà di 70 metri la profondità, facilitando così le operazioni di montaggio e smontaggio delle scene senza interferire con lo spettacolo in corso. Tutti i lavori dovrebbero essere terminati entro il dicembre 2022, costo complessivo 17 milioni di Euro.
Per l'immediato futuro è invece prevista una simbolica riapertura della Scala l'11 maggio, in ricordo dello storico concerto di Toscanini dell'11 maggio 1946 che celebrò la rinascita del teatro e della nazione. Si tratterà di un concerto con Riccardo Muti sul podio, di sicuro un felice ritorno, l'unico neo è che il maestro non dirigerà né la Filarmonica né l'orchestra del teatro come sarebbe stato auspicabile, bensì i Wiener. Una fumata pubblicitaria destinata alle vetrine e alle chiacchiere, ma poco consona alla vita reale di un teatro alle prese coi problemi della pandemia e delle ridotte presenze di spettatori
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