Il toccante Mahler di Mehta

Alla Scala ha diretto la Terza di Mahler

Zubin Mehta (Foto Brescia e Amisano)
Zubin Mehta (Foto Brescia e Amisano)
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Mehta/Mahler
14 Ottobre 2020

Zubin Mehta alla Scala non fa che riservare sorprese, dopo La traviata in forma di concerto e la giornata dedicata a Richard Strauss, è salito sul podio dell'orchestra del teatro per la Terza di Mahler, col Coro di voci bianche dell'Accademia della Scala diretto da Bruno Casoni e come solista Daniela Sindram, che il pubblico milanese ha già sentito nei Contes d'Hoffmann e in Ariadne auf Naxos. Un contralto dal timbro caldo e autorevole, che ha avuto anche l'accortezza di sopprimere le ultime consonanti di "Mensch" che di solito si trasformano in sala in un biascicare sibilante.  Il direttore ha dato del Primo tempo, il più lungo della storia delle sinfonie, una lettura equilibratissima senza mai sfoggiare i muscoli, ma contenendo al massimo le esplosioni orchestrali, così che i momenti più delicati nei quali affiorano le dolcezze dello spettacolo della natura hanno contribuito a suggerire una visione unitaria di tutta la sinfonia. Compreso lo spensierato idillio del Secondo tempo, che lo stesso Mahler non apprezzava troppo, e naturalmente il Terzo, il meglio riuscito data l'infelice ascustica del teatro, specie ora col palco allargato per ospitare il grande organico e il coro dei ragazzini diviso ai lati e le voci soliste al centro. Dopo di che Mehta ha dato prova di quanto questa partitura sia entrata nel suo cuore, perché ha regalato momenti di profonda commozione. L'attacco con le maestose battute dei corni, le cupe sonorità che fanno immaginare un Fafner redivivo, l'eterea tromba del postiglione nascosto nel foyer alle spalle del pubblico che ha invaso l'intero teatro. Infine l'inno al creato del Sesto tempo, con il progressivo innalzarsi verso Dio o l'ignoto e il lucido accumulo di tensioni che mai si risolvono. Nemmeno quando Mehta ha abbassato la bacchetta affidandosi a un lungo silenzio in sala, quello delle grandi esecuzioni.

 

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