Pappano e Piovano, cercando il suono
Le prove e il concerto di Sir Antonio Pappano e Luigi Piovano a Padova
Il legame che unisce Sir Antonio Pappano e Luigi Piovano è innanzitutto un rapporto basato sulla stima, l’amicizia, l’ascolto reciproco, fondamento per una profonda, continua evoluzione umana e artistica.
Li incontro per strada, mentre attendono si aprano le porte dell’Auditorium “Pollini” di Padova dove si esibiranno la sera nell’ambito di una manifestazione organizzata da Musikè, nell’ambito della rassegna itinerante promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Due personalità dalla vitalità esplosiva, pronte a ripartire con coraggio e determinazione dopo il periodo di forzata lontananza dalle scene dovuto al lockdown. Ascoltarli provare, tra i rumori del palcoscenico e l’allestimento delle luci, consente di entrare nel cuore segreto del loro rapporto che vive su altre dimensioni.
Si ha l’impressione di assistere a un dialogo invisibile tra due artisti che condividono un linguaggio costruito nel tempo, intessuto di esperienze, viaggi, avventure interpretative e umane che vanno al di là di quella strettamente cameristica.
Le parole sono poche, alle volte si sovrappongono all’esecuzione per appuntare le ultime indicazioni sorte dalle scoperte in corso. Sono cenni brevi, come dettati da altrove, quasi ci trovassimo a una prova d’orchestra ove le indicazioni verbali sono chiose a margine di un grande sogno che sta acquisendo profilo udibile.
Basta uno spunto di Pappano per un pianissimo da esaltare e Piovano coglie al volo l’intenzione, quel colore diventa vita, donando nuovo fascino alla frase che si trasforma completamente. Non la si può più definire e non la si potrebbe imitare, sigillo dell’arte interpretativa più autentica, quella che solo l’istante della performance rende possibile.
La prova valuta l’acustica della sala, la risposta del grancoda Steinway & Sons che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha messo a disposizione della città di Padova, ma poco per volta ciò che si schiude veramente a chi ascolta è il mondo immaginativo dei due artisti.
I frammenti della Sonata op. 19 di Rachmaninov e della Sonata op. 38 di Brahms per violoncello pianoforte tratteggiano a volo di uccello un universo noto che poco per volta torna a essere abitato, adattandosi al nuovo contesto in cui viene chiamato a prendere forma. La prova richiama i nodi emotivi della storia, una sorta di sguardo aereo che dall’alto disegna i punti nevralgici delle opere intese come organismi viventi in perenne sviluppo. Man mano che il dialogo musicale si slaccia dalla contingenza reale, ho la netta sensazione che decolli verso altri lidi. Comprendo il significato più autentico di ciò che Schelling, nella Filosofia dell’arte, chiama l’Einbildung dell’ideale, ovvero quel misterioso processo che consente all’idea di prendere forma grazie alla potenza dell’Einbildungskraft, la facoltà d’intuire intellettualmente l’ideale. Una capacità che coopera con la forza della Phantasie, grazie alla quale l’intuizione può esprimersi razionalmente all’interno e all’esterno del soggetto creatore.
A un tratto la magia si compie: attorno a loro si coglie un mondo intangibile di connessioni, una sorta di aurea che avvolge i due artisti, generata dall’intreccio di attività immaginative che hanno ricostruito un terreno comune, vivo, ardente.
Lo spazio e la contingenza reale sono pronti per potere ospitare la sera una nuova declinazione di queste intuizioni. Il pubblico che riempie i centosettantacinque posti disponibili secondo le norme anti Covid sui cinquecento possibili accoglie con grande calore i due musicisti.
La prima Sonata di Brahms rappresenta un punto fermo del repertorio cameristico del duo. Proprio a breve sarà lanciata sul mercato l’incisione discografica, edita da Arcana, comprendente le due sonate di Brahms e le Romanze op. 72 di Martucci. Pappano e Piovano vivono in totale simbiosi e accendono l’ampia cantabilità di queste pagine con un nuovo vigore e libertà di fraseggio.
La tensione emotiva che caratterizza l’op. 19 di Rachmaninov acquista invece ancora maggiore luce e solidità grazie alla cura per la dimensione formale. I due mondi compositivi si esaltano così a vicenda grazie al contrasto reciproco, come quadri di una ideale esposizione sonora.
Il pubblico si entusiasma e arrivano tre fuori programma: la Romanza op. 72 n. 1 di Martucci, Vocalise di Rachmaninov e Il Volo del calabrone di Rimskij-Korsakov.
Piena soddisfazione anche per gli organizzatori e il direttore artistico Alessandro Zattarin, in attesa del secondo appuntamento, in programma il 6 novembre nella Rotonda di Rovigo con la Camerata della Royal Concertgebouw Orchestra (ingresso gratuito con prenotazione fino a esaurimento posti disponibili).
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