Pettegolezzi, gelosie e uomini violenti
Due allestimenti paralleli per Mascagni e Leoncavallo al Teatro Comunale di Bologna
Due opere parallele e speculari, due regie che ce le fanno sembrare l’una la continuazione naturale dell’altra – pur permettendo loro di mantenere le rispettive identità – e la gelosia omicida che regna su entrambe. Nella ripresa di Cavalleria Rusticana di Emma Dante (del 2017) fatta di visioni di una Sicilia religiosissima e pettegola, Lucia (Agostina Smimmero) è, con la sua bella voce scura e brunita, mamma di tutti e dunque paragonabile alla Madonna della Pietà, non fosse che il figlio Turiddu (un deciso Roberto Aronica) è peccatore e colpevole. Il triangolo amoroso tra questi, Santuzza (che Veronica Simeoni ritrae commovente, devastata e inerme) e Lola (Alessia Nadin) è ben rappresentato dagli spostamenti dei praticabili mobili in scena, tanto che ci vuol poco a convincere Alfio (Dalibor Jenis) d’esser stato tradito e a muoverlo a vendetta.
Se i due allestimenti sono di forte impatto visivo, il secondo (quello di Pagliacci con la regia di Serena Sinigaglia) lo è ancor più del primo, con il suo metateatro che si dispiega addirittura su tre livelli. Tra luminosi fasci di spighe ed efficaci giochi di luce, Nedda rincorre o scappa da amanti ricambiati o rifiutati: Carmela Remigio è precisa, perfetta nel porgere la parola, nobile come una vittima sacrificale, eppure pronta a sciogliersi, appassionata, in quelle che sono le più intense punte di realismo della serata, ovvero i momenti di intimità con il Silvio di Vittorio Prato, interprete disinvolto e carismatico nella recitazione e dalla vocalità sempre più dispiegata. La tragedia che incombe sui due innamorati clandestini è una morsa ineluttabilmente stretta dalla complicità tra due personaggi violenti: l’invidioso Tonio (Dalibor Jenis) anch’egli invaghito della ragazza, e l’aggressivo marito Canio (Stefano La Colla) saldo negli acuti ed esuberante nel declamato. Tenore dalla vocalità complementare a quest’ultimo, stempera il dramma Paolo Antognetti quale Beppe/Arlecchino, ma non evita il finale fatale. Entusiasti gli applausi, anche per il concertatore sopraffino in testa all’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Frédéric Chaslin. Repliche dal 17 al 22 dicembre.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana